11/02/2013

Mendel Day

Eravamo nell’Ottocento. In quel secolo di illusioni si pesavano le urine e si misuravano arti e  crani (convinti che il cervello espella pensieri come la milza secerne la bile), allo scopo di classificare, graduare gli esseri umani, “scientificamente”. Si riteneva, da parte di molti, che la scienza umana avrebbe risolto tutto, compreso ogni cosa, realizzato un mondo futuro di uomini felici, perfetti, sani… Intanto si ponevano le basi per il razzismo “scientifico”, anglosassone e nazista.

In quell’epoca, un intellettuale alla moda, Auguste Comte, propose di sostituire i santi, nel calendario, con gli scienziati. Oltre un secolo dopo, alla fine del Novecento, emuli tardivi di Comte, per lo più legati allo UAAR, hanno lanciato i Darwin day, una sorta di festa laica dello scientismo, scagliato contro i credenti. A costo di fare violenza su Darwin stesso, che fu certamente tentato dall’ateismo e dalla ribellione, ma che si definì sempre agnostico, spiegando in più occasioni che proprio lo studio della natura può portare o allontanare da Dio a seconda del punto di vista e delle esperienze personali. Ai Darwin Day, ultimamente, qualcuno ha proposto di contrapporre i Mendel day. Una giornata all’anno, cioè, per ricordare che la scienza sperimentale è uno dei tanti doni della grecità e del cristianesimo al mondo. Mendel, padre della genetica – come Spallanzani, “principe dei biologi”; come Copernico, pioniere dell’astronomia; come Stenone, padre della moderna geologia; come Leonardo Garzoni, pioniere del magnetismo; come Renè Just Haüy, padre della mineralogia e della cristallografia; come Lemaître, il teorico del Big bang...-era un sacerdote cattolico.

Era, inoltre, Mendel, un monaco come san Benedetto, padre dell’Europa; come Alcuino, “ministro dell’istruzione“ di Carlo Magno; come Guido d’Arezzo, inventore del pentagramma musicale; come Padre Benedetto Castelli, padre dell’idraulica moderna… Come loro amava la natura, il canto liturgico, la Sacra Scrittura, e la carità cristiana. Tanto che quando ebbe a morire i giornali, poiché ancora non si era capito il suo contributo alla genetica, scrissero che era morto un bravo meteorologo e un “amico dei poveri”. A questo riguardo Mendel era infatti responsabile del collegio dei sordomuti della sua città: mentre faceva il meteorologo e studiava la genetica, anche per aiutare concretamente i contadini della sua terra, proseguiva la tradizione monastica, da cui proveniva il padre dell’educazione dei sordomuti, il monaco spagnolo Pedro Ponce de Leon.

Mendel day, dunque, per ricordare che la genetica penetra l’intelligenza del Creatore posta nel creato; per rammentare che la vita non è cosa nostra, ma realtà che obbedisce a leggi e che nello stesso tempo sprofonda nel Mistero; per tornare ad uno sguardo, sulla natura e sull’uomo, religioso, cioè stupito, amorevole, estraneo ad ogni riduzionismo materialista. Dietro il genoma, infatti, c’è un mondo, e, soprattutto, una domanda: di Chi ci parla l’ “intelligenza” della vita?

Mercoledì 20 febbraio a Verona, dalle 16.00 alle 19.00, si terrà il “Mendel Day”, clicca qui per maggiori dettagli

Fonte: Libertà e Persona

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