Con una decisione storica e senza precedenti - anche come esempio per i Paesi di tutto il mondo, Italia compresa - in Messico è stato proposto di vietare l’uso in affitto nella Costituzione.
Le deputate, tutte donne, del Gruppo “Plural de Igualdad Sustantiva”, - che ha al suo interno esponenti donne di tutti i partiti presenti in Parlamento ed è presieduto da Aleida Alavez Ruiz (Morena) - hanno deciso di promuovere una serie di riforme costituzionali riguardanti, tra le altre cose, la riproduzione umana assistita e la commercializzazione degli esseri umani. Per quanto riguarda l’utero in affitto, i deputati, in particolare molte donne, ha affermato che l'idea è quella di legiferare per vietarla nella Costituzione, che resta di competenza esclusiva del Congresso Federale. «Se non legiferiamo condanniamo le donne alla schiavitù» hanno dichiarato.
La proposta si è resa necessaria perché, come hanno spiegato i proponenti, il mercato dell’utero in affitto - a causa della guerra - si è spostato dall’Ucraina al Messico, dove non c’è dunque solo la piaga del turismo sessuale, ma anche quello della maternità surrogata. «Non possiamo permettere che un essere umano venga pagato. Dobbiamo vietare la commercializzazione dell’essere umano, perché non è fatta solo per formare una famiglia, ma è fatta per il mercato degli organi».
Di qui l'importanza di riservare la questione solo al Congresso federale: «abbiamo urgenza perché siamo nella fase finale della legislatura e vogliamo che il provvedimento venga pubblicato nell'ultima settimana del periodo» hanno dichiarato. La deputata Julieta Kristal Vences Valencia (Morena) ha proposto di organizzare un forum sulla maternità surrogata per regolamentare la questione e «non schiavizzare le donne più povere, che sono quelle che lo faranno forse per necessità o perché si trovano in una situazione di tratta». La sua collega Mirza Flores Gómez ha espresso l’importanza di legiferare su questo tema «perché è un orrore che non ce ne occupiamo a causa della sottomissione delle donne a questa forma di schiavitù e alla mercificazione dei loro corpi».
Fonte: La Costilla Rota