Nella notte tra il 12 ed il 13 febbraio è morto Antonin G. Scalia (1936-2016), giudice della Corte Suprema statunitense, noto per la sua intransigente difesa della vita e della famiglia.
Se ne va così l’esponente più conservatore del massimo organo giudiziario d’America, preposto a tutelare il rispetto della Costituzione.
Nominato da Reagan nel 1986, Scalia, di origine italiana, ha sempre dimostrato che si può essere ferventi cattolici e ottimi patrioti. Su LifeSiteNews è possibile leggere un suo ritratto approfondito.
Oltre a sottolineare che Scalia fu fortemente e convintamente antiabortista (dichiarò che la sentenza Roe vs. Wade avrebbe dovuto essere annullata), in questa sede ci interessa solo ricordare le sue memorabili parole sulla nefanda sentenza con cui nel giugno 2015 la Corte Suprema ha legalizzato i “matrimoni” gay.
Per Scalia quella decisione, prima che essere una «minaccia per la democrazia americana» era soprattutto un’aberrazione giuridica, fondata su «aforismi mistici da biscottini della fortuna». E chi si era reso responsabile di una simile assurdità, avrebbe dovuto nascondere «la testa in un sacco».
Cosa avrebbe detto di quanto sta accadendo in questi giorni in Italia, la terra di suo padre e dei suoi nonni? Quale sarebbe stato il suo giudizio sul ddl Cirinnà che, nonostante gli artifici linguistici, equipara di fatto le unioni civili alla famiglia naturale, introducendo il “matrimonio” omosessuale? Quali pareri avrebbe espresso in merito alla stepchild adoption, che apre le porte alle adozioni gay e all’utero in affitto? Non abbiamo dubbi. Avrebbe condannato in toto tali sovvertimenti della Costituzione italiana e del comune buon senso. E si sarebbe battuto con coraggio e senza posa per evitare che la legge venga approvata. A differenza di tanti altri, purtroppo anche cattolici, che invece cercano l’inciucio pur di salvare la propria poltrona.
Scalia non era uomo di compromessi. Dopo la sentenza sulle “nozze” omosessuali, ad esempio, si presentò da Obama con un cappello simile a quello che indossava san Tommaso Moro (1478-1535), fatto decapitare dal re d’Inghilterra Enrico VIII perché si era rifiutato di accondiscendere al suo divorzio.
E noi siamo pronti a difendere la verità senza sconti e senza paura? Sappiano i nostri parlamentari, che monitoreremo il loro comportamento sulle unioni civili e faremo molta attenzione a come voteranno. Al momento opportuno ce ne ricorderemo. Il popolo del Family day non accetta mezze misure, né tradimenti di sorta. Pronto a dieci, cento, mille manifestazioni di piazza.
Redazione