Dilagano le richieste di poter registrare presso le anagrafi dei nostri comuni un matrimonio gay celebrato all’estero.
A Napoli il Sindaco de Magistris lo fa da tempo affermando che, in questo modo, si dà la prova che il capoluogo partenopeo è all’avanguardia sul piano dei diritti individuali; a Milano ora il Consigliere del SEL Luca Gibillini ha ottenuto il parere favorevole sul tema da parte di Pisapia.
A Bologna la registrazione sarà attiva dal 15 settembre, cosa che ha procurato la reazione dell’Arcivescovo Carlo Caffarra: “La scelta infelice del sindaco Virginio Merola merita la più ferma e risoluta opposizione di chi vuole preservare i diritti della famiglia. Oggi si chiede di rimuovere il requisito delle diversità sessuale, domani si chiederà di rimuovere ampliandolo quello del numero di coniugi”.
Ovviamente i Comuni non hanno potestà sulla ridefinizione del concetto di matrimonio ma, con strumenti come quello della registrazione, possono equiparare questo genere di coppie alle famiglie tradizionali sul piano dei servizi alla cittadinanza, oltre a contribuire a creare l’humus culturale adatto alla ricezione delle nozze gay.
Redazione