La notizia è rimbalzata con toni entusiastici su tutti i media: altro grande successo della “scienza”, in Tennessee (Usa) è nata una bimba da un embrione congelato ben venticinque anni fa e conservato dal National Embryo Donation Centre (Nedc) americano.
Si tratta dell’embrione “più vecchio” mai utilizzato. E, stupore che si aggiunge allo stupore, la mamma adottiva di Emma, come si chiama la bimba, è quasi sua coetanea e – come ha affermato lei stessa alla Cnn -: «Vi rendete conto che questo embrione ed io avremmo potuto essere le migliori amiche?». A seguire, applausi scroscianti e inno al progresso scientifico così attento a soddisfare ogni desiderio di genitorialità.
Questi i contorni della vicenda. Proviamo ora a fare qualche breve riflessione, mettendoci nei panni di questa piccola bimba “assemblata” nel lontano 14 ottobre 1992 e venuta alla luce il 25 novembre 2017.
Primo punto: una bimba nata orfana
La piccola Emma non conoscerà mai i suoi veri genitori. Stando a quanto riportato dai giornali, infatti, «[...] creati con la fecondazione in vitro da una coppia anonima, gli embrioni erano stati lasciati “in deposito” in modo che potessero essere usati da qualcuno impossibilitato o non disposto a concepire un bambino in modo naturale». Traducendo: Emma non conoscerà mai le persone delle quali porta le caratteristiche genetiche. E non si dica che è uguale, perché lo sappiamo bene tutti la lacerazione – la “ferita primaria” – che da questo deriva, se non altro per voce di tanti bambini adottati.
Secondo punto: una bimba concepita artificialmente
Emma non è stata concepita con un atto d’amore, bensì in un laboratorio freddo e sterile. Fa nulla? No. Anche il modo con cui nasce una vita conta e rimane, non è ben chiaro come, impresso nel nostro inconscio. Inoltre, è un dato di esperienza quotidiana, le persone (bambini e adulti) hanno bisogno di sentirsi desiderate, pensate, attese... una bimba concepita in vitro probabilmente sentirà ancora più pressante questa esigenza nel corso della vita, dal momento che non avrà il dato primo del concepimento a farle da àncora nelle tempeste dell’esistenza.
Terzo punto: una bimba congelata... che salute avrà?
Un altro interrogativo, al quale sarà il tempo a dare una risposta, riguarda la salute della piccola Emma. Che salute può avere una persona che è stata congelata nelle primissime fasi di vita e che ha “sostato” in questa condizione per venticinque anni? Qualche delicato processo – le prime fasi successive al concepimento vedono uno sviluppo concitato – è stato compromesso? La “conservazione” è stata ottimale nell’arco di tutti gli anni? ...
Ricordiamo tutti con quale successo era stata accolta la clonazione della pecora Dolly da una cellula somatica nel 1996... e la delusione quando era stata abbattuta solo sette anni dopo, con non pochi dubbi sul fatto che il suo decesso fosse da legare a come era stata creata. La speranza è che Emma non abbia a subire la stessa sorte.
Ricordiamo anche i dubbi e le riserve sollevati dagli scienziati che hanno una coscienza a proposito della salute dei bambini concepiti in provetta: leggete qui, o qui, o qui.
Quarto punto: mamma e bimba sono quasi coetanee...
Un altro dato: nell’ottobre del 1992, quando Emma è stata “formata” e congelata, la sua mamma adottiva aveva appena un anno e mezzo. Questo dato di fatto non sarà ininfluente, né sotto il profilo psicologico, né sotto quello educativo. Non è difficile presumere, infatti, che vi sarà una difficoltà nella definizione dei ruoli tra madre (e padre) e figlia e che sorgerà un problema rispetto all’esercizio dell’autorità. E questo fin da subito, per lo meno da parte dei genitori.
Quinto punto: chi spiegherà a questa bimba la sua storia?
Un ultimo aspetto, al quale abbiamo già accennato e che non è secondario. Chi spiegherà alla piccola Emma la sua storia? Come le verrà spiegato che la sua mamma genetica la ha “donata” (... con quale riscontro economico?), anziché tenerla con sé e che non la conoscerà mai? Come le verrà detto che è stata congelata per venticinque anni e poi riscaldata e impiantata nell’utero della sua mamma adottiva, alla stregua del pesce che si tira fuori dal freezer e si cucina quando se ne ha bisogno? Come le verrà giustificato il fatto che i suoi genitori adottivi hanno pagato per averla, e presumibilmente non poco? E questo fatto, quanto inciderà sulle aspettative che verranno a crearsi su di lei, in forma diretta e indiretta?
Probabilmente nessuno avrà il coraggio di dirglielo e la bambina crescerà nella menzogna...
Si potrebbe continuare a lungo. Quando non si rispetta la legge naturale e ci si fa padroni della vita, gli interrogativi morali ed esistenziali che si aprono sono tanti e di grande portata.
In ogni caso, a questa piccola non si può che augurare una vita serena, nella speranza che il tempo e gli incontri che verranno donati a Emma volgano al Bene.
Teresa Moro
per un’informazione veritiera sulle conseguenze fisiche e psichiche dell’ aborto