Nel mese di ottobre, la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato un disegno di legge per vietare la pratica dell’aborto di bambini concepiti da più di 20 settimane, ma pare che vi sia un’eccezione a questa legge che riguarda i casi di stupro e di incesto.
C’è, però, chi dichiara di essere «pro-life, specialmente in caso di stupro e incesto» e non fatta eccezione di quei due casi. Un articolo di LifeNews ci racconta la storia di questa donna.
Quando Crystal Surbey è stata concepita, sua madre, che era solo un’adolescente quando fu violentata dal suo patrigno, non ha esitato a dare vita alla sua piccola.
La giovane Crystal, cresciuta dalla nonna, ha ben presto conosciuto, nella sua adolescenza, le difficoltà della sua condizione familiare, dell’avere una vita diversa da quella degli altri ragazzi, dell’essere, a volte, come un’estranea agli occhi dei suoi coetanei.
Fu solo quando, diciottenne, si trovò incinta che, con l’aiuto di sua nonna, cominciò a ricostruire la storia di come era nata ed a riallacciare i rapporti, inizialmente tesi, tra lei e sua madre, ringraziandola così, finalmente, per averle donato la vita.
Dopo aver trascorso anni ed anni a sentirsi quasi responsabile dello stupro di sua madre, ha aperto gli occhi ed ha iniziato a non credere più a questa incredibile menzogna.
Riconciliata, così, con il suo passato, Crystal ha maturato in sé una profonda convinzione del fatto che la vita di ogni bambino è degna di protezione, indipendentemente da come sia stato concepito.
È per questo che oggi rifiuta l’idea che una legge permetta di togliere la vita a bambini solo perchè concepiti in seguito a uno stupro. Dovevano forse permettere che Crystal fosse uccisa nel grembo di sua madre per la colpa di un altro? Dovevano permettere che sua madre fosse doppiamente violentata con un aborto dopo lo stupro?
Luca Scalise
per un’informazione veritiera sulle conseguenze fisiche e psichiche dell’ aborto