Refusi e gaffe nel disegno di legge sull’omofobia già approvato alla Camera. E’ polemica in aula. Mea culpa di Giovanardi: “Abbiamo sbagliato, rimedieremo”
La Commissione Giustizia del Senato ha esaminato 390 emendamenti al disegno di legge sull’omofobia già approvato alla Camera. E c’è da mettersi le mani nei capelli. Come sappiamo il provvedimento sull’omofobia non è una legge ad hoc, ma un all’allargamento della legge Mancino – che punisce chi diffonde idee discriminatorie per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi – all’universo omosessuale o, per essere più precisi, al mondo Lgbtqi (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer e intersexual).
Il mondo dell’identità di genere è molto variegato, in continua evoluzione ed aperto al cambiamento, quindi i parlamentari italiani hanno pensato, attraverso i numerosi emendamenti, di allargare la platea dei tutelati punendo numerosissime forme di odio. I legislatori si sono sbizzarriti. Non bastava l’omofobia, che è l’avversione per gli omosessuali e in senso lato per le identità di genere Lgbtqi, nel testo approvato alla Camera, di cui è stato primo firmatario e relatore Ivan Scalfarotto del Pd, è stato aggiunto anche il contrasto alla transfobia, che è la paura per i transessuali.
I senatori, che non sono da meno dei colleghi deputati, hanno voluto aggiungere altre fobie da combattere come l’eterofobia, che è la paura degli eterosessuali, quindi in teoria l’opposto dell’omofobia. Ma anche la bisessuofobia che è un mix tra l’omofobia e l’eterofobia, cioè il timore di chi va sia con gli uomini che con le donne (non interessa se contemporaneamente o alternativamente). Un altro odio da debellare è quello dell’ermaditofobia, ovvero dell’astio nei confronti di chi ha sviluppato entrambi i sessi. Ci sono poi gli emendamenti che riguardano la xenofobia (odio per gli stranieri) e la cristianofobia, che dovrebbe difendere chi si professa cristiano, e quelli per punire la misoginia e la misandria (ostilità verso le donne e gli uomini). Poi ci sono altri emendamenti che riguardano categorie più specifiche, come quelli che puniscono la poliandrofobia, che dovrebbe essere il timore dei cadaveri, e la partenofobia, che non si è ben capito se riguardi l’odio nei confronti delle vergini (Partenope era la sirena vergine) o quello nei confronti dei partenopei, i napoletani. Un’altra malapianta da estirpare è la pneumofobia, che è la paura del «soffio» della spiritualità.
Il rischio per i parlamentari alle prese con tutti questi emendamenti è quello di non maneggiare bene le «fobie» e di scrivere una cosa per un’altra. È la situazione tragicomica in cui si sono trovati cinque senatori del Nuovo centrodestra, tra cui il difensore dell’ortodossia cattolica Carlo Giovanardi, che hanno presentato un emendamento in difesa dei pedofili. Si puniscono «il disprezzo o l’ostilità contro le persone che manifestino anche solo apparentemente orientamenti omosessuali, bisessuali, eterosessuali, pedofili». In effetti Giovanardi sentito da Libero ha riconosciuto il marchiano errore: «Si tratta di un refuso, l’intenzione era di scrivere pedofobia, concetto peraltro presente in un altro emendamento, che è l’ostilità verso la pedofilia». In pratica l’intenzione è quella di difendere, come gli omosessuali e i bisex, coloro che odiano i pedofili qualora in futuro la pedofilia venga accettata ed equiparata all’omosessualità. Un cortocircuito assurdo, anche per l’infelice scelta del termine «pedofobia», che etimologicamente indicherebbe l’odio verso i bambini, invece di un più corretto, ancorché cacofonico, pedofilofobia.
Mentre i senatori del centrodestra erano alle prese con le loro fobie – in grande spolvero Malan (Fi) che ne ha presentati 215 «in funzione ostruzionistica» – il centrosinistra è riuscito a far passare, come denunciato dallo stesso Malan, una bozza di matrimonio gay in salsa zapaterista. Le modifiche riguardano gli articoli del codice civile in materia di matrimonio e consistono nella semplice sostituzione delle parole «marito e moglie» con il termine «coniugi». Su questo tema il vicepremier Alfano era stato irremovibile: «Se Renzi propone il matrimonio gay, cade il governo». Ma le sentinelle del Ncd dovrebbero vigilare meglio di quanto abbiano fatto sulle tasse.