22/03/2018

Neolingua: dal “1984” al... 2016

«Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario», scriveva Orwell. Ma per “dire” la verità è necessario riappropriarsi del linguaggio, contro la neolingua.

“1984” di George Orwell è un romanzo angosciante e tristemente profetico. La storia si svolge in un futuro prossimo: l’autore scriveva nel 1948 e l’ha intitolato “1984”, appunto. Londra è la capitale dell’Oceania, un macro-stato retto da un regime totalitario al cui vertice c’è il Grande Fratello, che nessuno ha mai visto, se non nei grandi manifesti af ssi ovunque. La società è governata secondo i principi del Socing, il socialismo inglese, che è il Partito unico. Tutti sono costantemente sorvegliati da onnipresenti teleschermi, anche in casa. I teleschermi trasmettono propaganda e vedono e ascoltano ogni movimento e ogni parola, anche durante il sonno: in questo modo il governo può controllare e reprimere facilmente ogni minimo atteggiamento, sebbene inconsapevole, che riveli pensieri contrari all’ortodossia del Partito.

Per plasmare un’umanità nuova, fedele alle sue direttive, il Grande Fratello introduce una nuova forma di linguaggio, la neolingua. Attraverso un lessico creato ex novo, infatti, è possibile instillare in ogni membro del Partito (cioè in ogni suddito) l’unica verità, quella che il Partito stesso decide di volta in volta. Nella neolingua sono ammessi solo termini che abbiano un significato preciso, privo di potenziali sfumature eterodosse: l’obiettivo è quello di rendere impossibile un pensiero critico individuale.

Tutte le parole sgradite vengono censurate e catalogate come “psicoreato”: in tal modo diventa impossibile anche solo pensare a un argomento “proibito”. Infatti, se si sono eliminate le parole, non esistono più i concetti atti a mettere in discussione l’operato del Partito. La neolingua è particolarmente espressiva nei nomi dei vari dicasteri governativi. Il Ministero dell’Amore è preposto a imprigionare, torturare, rieducare e uccidere chiunque mostri il minimo segno di eterodossia; il Ministero della Pace si occupa di guerra; il Ministero dell’Abbondanza stabilisce i razionamenti di cibo; il Ministero della Verità fa propaganda e cancella e riscrive la storia, nell’eventualità in cui non si conformi agli interessi del Partito.
I contenuti di libri, giornali, film e documenti, per esempio, vengono riscritti continuamente: tutti i fatti scomodi al Partito sono periodicamente e sistematicamente cancellati e sostituiti.
Ovunque sono presenti i cosiddetti “buchi della memoria”, nei quali i membri del Partito gettano i documenti da distruggere. Anche la famiglia stessa viene ridotta a uno strumento di controllo: i bambini vengono incoraggiati a osservare i genitori e a riferire al governo ogni loro possibile comportamento ostile al Partito.
“1984” è dunque un romanzo distopico, ovvero immagina una società fantastica mostruosa, nella quale nessuno vorrebbe vivere. Eppure quanto Orwell scrive non è poi così distante dalla società in cui viviamo.

La neolingua... oggi!

La neolingua è diventata realtà, e chi controlla i mass media la utilizza per attuare un vero e proprio lavaggio del cervello a tutti, bambini compresi.

La parola “sesso” è sempre più interscambiata con i termini “genere”, “orientamento sessuale”, “identità di genere”, in omaggio ai diktat della teoria gender. Di aborto si parla poco, preferendo usare l’espressione “interruzione volontaria della gravidanza” o, meglio ancora, la sua asettica sigla IVG, per indurre a pensare che non si tratta di uccidere qualcuno, ma di un diritto volto a tutelare la libertà delle donne. E infatti sono ben note anche le diciture “diritti sessuali e riproduttivi” o “aborto terapeutico”.

Lo stesso vale per la fecondazione artificiale: non va chiamata così, ma “procreazione medicalmente assistita”, o PMA. Il termine “utero in affitto” non si può utilizzare e in certi Paesi, come ad esempio il Canada, chi vi ricorre è passibile di ammenda: si deve dire “gestazione di sostegno”. Così come si parla di “donatori” di gameti per nascondere che in verità si tratta di un rapporto di compravendita. Il termine “eutanasia” serve a mascherare l’omicidio di un malato. Per non parlare poi del cosiddetto “matrimonio egualitario”, ovvero il “matrimonio” omosessuale. Il matrimonio, per definizione, è tra un uomo e una donna. In questo caso invece se ne estende indebitamente il significato, applicandolo a situazioni del tutto diverse. Tanto che poi, quale logica conseguenza, si arriva a parlare di adozioni gay (e la stessa parola “gay” non dovrebbe aver nulla a che vedere con l’omosessualità).

Chi si oppone si macchia del grave reato di omofobia, concetto totalmente inventato per scopi ideologici. Cosa significa infatti omofobia? Quando si è omofobi? Con la legge Scalfarotto, per ora ferma al Senato, ci si avvicina molto al sistema di piscopolizia dell’Oceania orwelliana. Non c’è forse anche oggi un Ministero della Verità che impone con la forza le sue menzogne? Un ministero che modifica il linguaggio adattandolo, per rimanere in tema, all’ortodossia omosessualista?

E chi non si piega non viene forse perseguito duramente e rieducato (si veda l’esemplare caso di Guido Barilla) dal Ministero dell’Amore che, in nome del dialogo e della tolleranza, non accetta la benché minima forma di pensiero eterodosso?

La neolingua imposta dal Grande Fratello serve a impedire ogni deviazione. I membri del Partito (tutti i sudditi) devono essere in grado di emettere giudizi eticamente o politicamente corretti con lo stesso automatismo con cui le mitragliatrici sparano i proiettili. Obiettivo finale, come detto, è impedire che si arrivi anche solo a ipotizzare pensieri o concetti eterodossi. Oggi accade grosso modo lo stesso.

E alla ne tutti ci ritroviamo, inconsapevolmente, a ritenere normale tutto quanto ci vogliono far credere lo sia: che due uomini si sposino e abbiano dei gli; che una donna tenga in grembo un bimbo per nove mesi per poi darlo ad altri ricevendo in cambio denaro; che ogni sentimento d’affetto è amore; che esistano tanti tipi di famiglie; che per un bambino l’importante sia essere amato, e non importa se a farlo sono due omosessuali; che vietare l’aborto è una barbarie; che pretendere un glio, con ogni mezzo, è giusto; che embrioni o feti malati debbano essere eliminati “per il loro bene”; che non sempre la vita sia degna di essere vissuta e che dunque sia preferibile togliersela, e così via.

Tutto, anche nella nostra società, è programmato per manipolare le menti. Nella neolingua esiste il termine “nerobianco”. Come altre parole, si riferisce a due significati che si negano a vicenda: il nero, ad esempio, è bianco quando il Partito ordina che sia così. Ma, attraverso il bipensiero, indica anche la capacità di credere davvero che il nero sia bianco, e di sapere che così effettivamente è. A dispetto della realtà.
Se i fatti smentiscono l’ideologia, tanto peggio per i fatti. Viviamo davvero in un mondo che ha dimenticato il principio di identità e di non contraddizione. In Oceania, se il Partito dice che 2+2=5 bisogna credere e sapere che così è. Quanti ricorrono a termini normali, classici, con un loro speci co signi cato, legati al mondo reale, vengono considerati pazzi, antiquati ed eretici, e vanno quindi messi a tacere, minacciati e riformati.

Se però qualcuno continuerà ancora a dire “pane al pane e vino al vino” – sostenendo che un bambino ha bisogno di un papà e di una mamma; che la famiglia è fatta da uomo, donna e gli; che l’aborto è un omicidio; che i figli non si comprano... – potrà orgogliosamente ritenersi un anticonformista. Un vero ribelle al nuovo Grande Fratello di oggi: «Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario», diceva Orwell. E ne vale la pena.

Federico Catani

Fonte: Articolo apparso su Notizie ProVita di Febbraio 2016, pp. 10-11


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