Molti hanno mostrato sgomento o indignazione per il neonato di poche ore trovato morto presso un supermercato di Terni.
Ci chiediamo anche noi addolorati, insieme a Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII: «Chi c’è dietro questo abbandono? Un compagno che non ne voleva sapere? Dei genitori cui non si poteva dire? Un datore di lavoro che l’avrebbe lasciata a casa?»
«Eppure solo poche settimane prima sarebbe stato classificato come un aborto, legale, sicuro. Nessuno scandalo se fosse finito fra i rifiuti come accade a molti feti abortiti» continua Ramonda.
E’ mai possibile che questa società intrisa di cultura della morte continui imperterrita a tollerare questa ingiusta e disumana “discriminazione temporale”? E’ solo una questione di tempo, di giorni: qualche giorno prima non esisti sei un nulla, della tua vita si può disporre arbitrariamente. Passano pochi giorni e diventi un povero neonato abbandonato e lasciato morire e scattano le indagini della polizia alla ricerca del responsabile del turpe gesto: un gesto particolarmente esecrabile perché perpetrato ai danni di un neonato, un bambino piccolo indifeso e innocente.
Ecco: esattamente come l’aborto.
Ramonda nel suo comunicato stampa ricorda a tutte le donne incinte in diffcoltà che esiste una rete di associazioni di volontariato in grado di aiutarle: 800 035 036 è il numero verde della Papa Giovanni XXIII, 800 813 000 è quello di SOS Vita.
E poi esiste il parto in anonimato e le culle per la vita...
E all’appello alle mamme in difficoltà, affinché concedano una chance al loro bambino (neonato o no, non fa differenza: siamo contro tutte le ingiuste discriminazioni, soprattutto queste “discriminazioni temporali”), si aggiunge quello al Ministro per la Famiglia, Lorenzo Fontana: da lui aspettiamo fiduciosi delle misure istituzionali concrete per assistere e sostenere le madri (e la natalità), affinché nessuna donna possa essere messa di fronte alla “necessità” di uccidere il suo bambino, nato o non nato.
Redazione