La battaglia tra aborto e vita vede l’affrontarsi di forze contrapposte. “Gigantesche” quelle a sostegno del primo, sia dal punto di vista della potenza economica che da quello della risonanza mediatica; certamente meno potenti, ma dalla parte della verità, quelle a sostegno della seconda. Accade, però, che i “;piccoli” combattenti diano una lezione ai giganti abortisti. Un articolo di Life News mostra uno di questi casi.
«Quando la Georgia ha approvato la legge sul battito cardiaco», quella che vieta l’aborto dopo il primo battito del cuore del bambino nel grembo materno, «Netflix ha minacciato di smettere di fare affari nello Stato pro-vita. Migliaia di clienti pro-life hanno espresso la loro indignazione», ha dichiarato la fondatrice di Live Action, Lila Rose, in un suo tweet.
Ma questo tentativo di boicottare la Georgia pro life ha fatto molto più male a Netflix che alla Georgia stessa. Come afferma la Cnbc, Netflix «ha segnalato una perdita di 126 mila abbonati nazionali paganti rispetto alle aspettative».
Insomma, la gente è davvero stanca di essere imbavagliata da una dittatura che vuole imporle cosa dire, fare o pensare e, soprattutto, che vuole l’aborto, nonostante sia ormai scientificamente appurato che sin dal concepimento abbia inizio la vita umana. Lila Rose spiega: «Metà del paese è pro-vita. La stragrande maggioranza vuole limiti per l’aborto. Le opinioni pro-aborto di Netflix sono retrograde e non appartengono a una società veramente civile». E conclude con un caldo invito: «Svegliati, Netflix. Molti dei vostri dipendenti, clienti – e l’America – sono sempre più pro-vita».
Vedranno qualche serie in meno, ma resteranno coerenti con le proprie posizioni gli americani pro life, fermi contro le intimidazioni del pensiero unico. Così, con questo serio esercizio di libertà, i giganti crollano ed i difensori della verità e della vita registrano una nuova vittoria.
Luca Scalise