In Paraguay l’aborto non sarà legalizzato.
A ribadirlo inequivocabilmente in un’intervista è stato il presidente Horacio Cartes, conservatore del Partido Colorado che dal 2013 guida il Paese.
Su Actuall leggiamo che, nonostante le forti pressioni internazionali volte a costringere il Paraguay a depenalizzare l’aborto, il presidente ha resistito.
La propaganda mass mediatica nei mesi scorsi aveva dato risalto al solito caso pietoso, secondo la ben nota strategia già collaudata in tante altre Nazioni per introdurre leggi che scardinino il diritto naturale. Ad essere tirata in ballo era stata una bambina di 10 anni, rimasta incinta dopo lo stupro subito dal patrigno. Un fatto drammatico. Usato dai “pro-choice” di tutto il mondo, specialmente da quelli annidati all’interno degli organismi internazionali, per chiedere al Paraguay di permettere alla piccola di abortire. Si temeva infatti per la sua vita. Il governo però si oppose fermamente. Ed oggi può dire con fierezza di aver avuto ragione.
La piccola infatti ha partorito lo scorso mese di settembre e sia lei che la figlia stanno bene. Non solo. Lo Stato si sta prendendo cura di questo caso e sta aiutando le due bambine. A tal proposito, il presidente Cartes ha dichiarato di aver agito in base alla sua coscienza, alle sue convinzioni religiose e a ciò che è scritto nella Costituzione.
La sinistra, guidata dall’ex vescovo cattolico Fernando Lugo, ovviamente è insorta, ma al momento risulta perdente.
In Paraguay, lo rammentiamo, l’aborto è consentito solo e soltanto nel caso in cui sia in pericolo la vita della madre. Non sono previste altre eccezioni, né per la malformazione del feto, né per lo stupro, né per l’incesto. Come ha dichiarato Cartes, l’aborto elimina vite umane innocenti.
La decisa e coraggiosa presa di posizione del presidente paraguayano – segno che è ancora possibile, nel XXI secolo, avere idee forti e controcorrente e governare secondo sani principi – segue di pochi giorni la manifestazione che si è tenuta il 31 ottobre scorso nella capitale Asunción.
Centinaia di persone, convocate dalla Chiesa cattolica e dalle Comunità evangeliche, sono scese in piazza per contestare tutti quei progetti di legge che attentano alla vita, alla famiglia e all’identità stessa dei bambini: aborto, eutanasia, “matrimonio” omosessuale e ideologia gender.
Redazione
DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DAI TENTATIVI DI
LEGALIZZAZIONE DELLE UNIONI CIVILI