Con una nota esplicativa della Congregazione per la Dottrina della Fede, il Vaticano ha risposto negativamente ad un dubium circa la benedizione delle unioni di persone dello stesso sesso. Il documento chiarisce che si cadrebbe nell'errore di equiparare la benedizione di unioni gay a quelle matrimoniali, come a voler creare un’analogia con la benedizione nuziale, invocata sull’uomo e la donna che si uniscono nel sacramento del matrimonio. Il motivo è che la benedizione è un cosiddetto sacramentale, un'azione liturgica della Chiesa, e in quanto tale - precisa il Vaticano - esige una consonanza di vita. Ma c'è un'eccezione: la risposta al quesito infatti non esclude che vengano impartite benedizioni a singole persone con inclinazione omosessuale, che manifestino la volontà di vivere in fedeltà ai disegni rivelati di Dio. Una decisione che sicuramente ha creato molto dibattito, sia negli ambienti interni che esterni allo stesso Vaticano. Ne abbiamo parlato con la giornalista e scrittrice Maria Giovanna Maglie.
Cosa ne pensa, si è fatta chiarezza a riguardo?
«Io la ritengo una notizia di grande chiarezza. Il veto sull’ impartire benedizioni alle coppie formate da individui dello stesso sesso, non è un atto di discriminazione, non implica giudizio sulle persone, semplicemente, non ci può essere il riconoscimento religioso della loro unione. Sa il relativismo di quest’epoca, tra le sue varie, incredibili pretese, ci mette anche quella che si ritiene che uno possa fare come gli pare ed essere benedetto ciononostante. Allora, una cosa è il perdono di Dio, ma non si può credere di non dover pagare alcun pegno per le proprie scelte. Io sono cresciuta in una società in cui ancora ci si assumeva la responsabilità e le conseguenze delle proprie scelte. Quindi nessuno intende prendersi la responsabilità accettando le conseguenze di ciò che fa. Giustamente la Congregazione ha specificato che ciò non riguarda il giudizio sulle singole persone che devono essere accolte con rispetto, compassione, delicatezza, evitando marchi di discriminazione, ma ciò che riguarda le azioni liturgiche della Chiesa, ciò che viene oggettivamente ordinato a ricevere ed esprimere la Grazia, questo no. Fuori dall’unione indissolubile di un uomo e di una donna, le relazioni che non rispondono al disegno di Dio. Quindi parliamo di tutte quelle unioni che rappresentano una prassi sessuali non in funzione dei disegni di Dio iscritti nella creazione. Ciò non esclude le benedizioni impartite alle singole persone omosessuali, com’è specificato nella nota. Ma diverso è chiedere una benedizione che tenda a riconoscere le loro unioni. Scegli quel tipo di unione? Fai a meno della benedizione della Chiesa. Lo ritengo un segno importante, contribuisce a fare chiarezza, il Papa non ha mai detto il contrario, né sulle unioni omosessuali, né sull’aborto. Troppo spesso vengono attribuite dichiarazioni o vengono estrapolati solo pezzetti di dichiarazioni. Ci sono all’interno della Chiesa gli “aperturisti”, ma l’importante è che non sia loro la dottrina».
Una presa di posizione chiara, dunque. Possiamo attribuirla anche al fatto che, da un po’ di tempo i cattolici stanno mostrando apertamente di avere un giudizio preciso su alcune questioni e sul modo in cui vengono affrontate dalla Chiesa? Pensiamo ad esempio ai vari Family Day che hanno visto la partecipazione di tantissime persone. Vuol essere anche un modo per evitare uno scollamento tra fedeli e gerarchie ecclesiastiche e per rinforzare, piuttosto, il legame?
«È evidente che quando si danno segni di apertura, lo si fa per cercare di includere piuttosto che di escludere, specialmente in periodi in cui c’è crisi di fede e di fedeli, però attenzione, perché certe volte includere non vuol dire cedere sui principi, perché altrimenti non si ha più lo stesso valore e non si attira più. Mai cedere su principi e valori perché è in nome di quei principi e di quei valori che si ha un significato, un senso, si attira gente. Altro è ritenere che su alcune cose si debba ascoltare i cambiamenti sociali».