15/01/2015

No eutanasia – Lo strano caso dei “risvegli”

A proposito degli spot pro eutanasia che vanno oggi di moda, proponiamo ai nostri lettori questo articolo pubblicato sul mensile Notizie Pro Vita, che meritava di essere letto e merita di non essere dimenticato.

Il romanzo “Awakenings” di Oliver Sacks, e il bellissimo film omonimo con Robin Williams e Robert De Niro, sono ormai datati di più di 20 anni. Ma la scienza e la cronaca continuano a riportare innumerevoli casi di persone che escono dal cd. “stato vegetativo”, troppo spesso ignorati dai media.

I mass media, non di rado, divengono purtroppo megafono della cultura della morte e – nella specie – dell’eutanasia. Un esempio è quando, occupandosi del cosiddetto “fine vita”, lasciano intendere che le persone in stato vegetativo siano praticamente già morte. Una clamorosa menzogna sconfessata dalla realtà. Infatti, anche fra coloro che versano nella pur difficilissima condizione di stato vegetativo, si verificano eventi inattesi che possono condurre, a volte dopo anni, a dei “risvegli”. Per capire come questo possa accadere è importante fare un passo indietro ricordando che una persona in stato vegetativo è un soggetto pienamente vivo, che si trova in una condizione con nette differenze cliniche rispetto a quella, per esempio, del coma (Cfr. «Clinical Medicine», 2003;3(3):249-54), e verso la quale non si possono mai escludere dei miglioramenti, dal momento che ormai da anni la letteratura scientifica non la considera più irreversibile.

Suffragano questo punto di vista le vicende di Amy Pickard, Christa Lily Smith, Patricia White Bull, Donald Herbert, Jan Grzebsky, Jesse Ramirez, Sarah Scantlin. Sette nomi che non dicono nulla, che non abbiamo sentito prima d’ora e che magari alcuni, terminato questo articolo, non sentiranno mai più. Eppure si tratta di sette nomi importanti, perché sono quelli di persone che, per anni – qualcuno addirittura per quasi due decenni – sono vissute ferme, inchiodate ad un letto o ad una carrozzella; fino a che, come per miracolo, si son “risvegliate”, offrendo inaspettati segnali di reazione. Particolarmente apprezzato – in aggiunta a quelli sin qui ricordati – è stato il caso del straordinario “risveglio” di Terry Wallis, avvenuto addirittura dopo 19 anni (Cfr. «Mayo Clinic Proceedings», 2006; 81(9): 1155-1158).

Ora per tentare di capire come mai simili eventi si verifichino, gli studiosi stanno da tempo prendendo in esame l’ipotesi, fattasi sempre più concreta, che esistano diversi possibili gradi di “consapevolezza” delle persone in stato vegetativo Cfr. «PLoSONE», 2012; 11), che quindi non possono in alcun modo, neppure sotto il profilo meramente clinico, essere considerati alla alla stregua di vegetali, tutt’altro. Suggerisce maggiore cautela, a questo riguardo, anche la commovente storia dell’italiano Salvatore Crisafulli, recentemente scomparso, il quale, uscito dal coma profondo e poi dallo stato vegetativo dopo 2 anni, fece una rivelazione sconvolgente, destinata ad echeggiare a lungo: «Mentre ero in coma sentivo e vedevo tutto». Allo stesso modo impressiona la storia di Rom Houben, per 23 anni ritenuto incosciente ma poi rivelatosi, grazie ad un particolare computer, capace non solo di sentire e reagire agli stimoli esterni, ma del tutto partecipe: «Mai dimenticherò il giorno in cui hanno scoperto che non ero incosciente: è stata la mia seconda nascita».

Alla luce di simili vicende, fra l’altro meno rare di quanto si potrebbe credere, d’ora in poi sarà meglio andarci piano col ritenere quanti si trovano in una condizione di stato vegetativo – che altro non è che una gravissima forma di disabilità – quali soggetti privi di dignità.

Semmai è infatti vero il contrario: alla persona estremamente debole e bisognosa di assistenza continua, la dignità è tutto ciò che resta e la sua debolezza, a ben vedere, costituisce prima ancora che un limite fisico la grande occasione, per ciascuno di noi, per esprimere con i fatti quella solidarietà e quella vicinanza concreta che, diversamente, sono destinate a rimanere pure dichiarazioni d’intenti.

Giuliano Guzzo

Tratto da NotizieProVita n.7 – Luglio/Agosto 2013 – Pag.17

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