Oltre la metà dei Paesi membri della Ue hanno superato la soglia delle adesioni fissata da Bruxelles. E c’è ancora tempo
Passando di traguardo in traguardo, “Uno di noi” sta mettendo fieno in cascina per affrontare con più di un buon argomento persuasivo l’esame cui è atteso dalle istituzioni europee, esame che con l’aria che tira s’ immagina non del tutto amichevole. Prima il milione di firme. Poi altri obiettivi intermedi (anzitutto il milione 200mila fissato come “soglia di sicurezza” per superare il vaglio normale delle adesioni; e ieri il milione 400mila firme). In seguito anche il numero dei Paesi che hanno raggiunto e superato la soglia minima di firme stabilita dalle norme Ue (i 7 fissati dal Trattato di Lisbona come passaggio obbligatorio). Infine, ieri, il 15° Paese che ha valicato l’asticella di adesioni stabilita dalla disciplina europea per le petizioni popolari.
Un primato difficilmente eguagliabile, che conferisce risalto e consistenza all’iniziativa “Uno di Noi” a tutela della dignità e dell’integrità dell’embrione umano nelle inziative e negli interventi normativi comunitari. Pur entrata nella corsa della petizione solo dal 1° luglio – ovvero da quando è stata perfezionata la sua adesione formale all’Unione – la Croazia ha rapidamente superato l’obiettivo di 9mila firme assegnatole da Bruxelles. E ha raggiunto gli altri Paesi (ormai oltre la metà dei membri Ue) che hanno fatto tutta intera la loro parte, e in taluni casi anche molto di più: Austria, Germania, Spagna, Francia, Ungheria, Italia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania e Slovacchia. L’Italia conferma la posizione di leadership assoluta nella campagna con le sue 484.940 firme. Ma c’è tempo fino al 1° novembre per l’ultimo sforzo: basta che ciascuno di noi convinca un altro a firmare...
Fonte: L’Avvenire