Oggi c’è chi tenta di annoverare l’aborto tra i diritti inviolabili dell’uomo.
Noi tutti oggi siamo vivi perché le nostre madri non ci hanno abortito.
Io sono nato nel 1952. La mia famiglia era stata divisa dalla guerra civile. Mancavano i soldi ed i problemi erano reali e molti, ma mia madre non mi ha abortito e gliene sono grato. Questa è una verità semplice e pura. Non è una questione religiosa ma di buonsenso. L’ aborto è un omicidio. Un delitto contro l’essere più debole ed indifeso: il nascituro.
“Sono però traumatizzato dalla legalizzazione dell’aborto, perché la considero, come molti, una legalizzazione dell’omicidio. Nei sogni, e nel comportamento quotidiano – cosa comune a tutti gli uomini – io vivo la mia vita prenatale, la mia felice immersione nelle acque materne: so che là io ero esistente”, scrive l’ateo Pier Paolo Pasolini. Anche l’anti clericale Christopher Hitchens, afferma che “I passi in avanti della scienza, della medicina, dell’embriologia hanno evidenziato che un feto acquisisce caratteristiche umane prima di quanto eravamo abituati a pensare”.
Si parla e si scrive molto della libertà della donna ma non si chiede mai cosa ha fatto di male il nascituro per essere ucciso. Non ha anche la lui il diritto alla libertà di poter vivere?
Non a caso Madre Teresa di Calcutta disse “…il più grande distruttore della pace oggi è l’aborto, perché è una guerra diretta – un’uccisione diretta – un omicidio commesso dalla madre stessa”.
Pensaci uomo!
A.B.