È in distribuzione il numero di aprile della rivista Notizie ProVita: parliamo del Sessantotto e delle sue conseguenze
La guerra in Vietnam, la Primavera di Praga, il terremoto del Belice, l’assassinio di Martin Luther King... sono tanti gli avvenimenti storici che hanno avuto luogo nel 1968.
Eppure “Sessantotto”, per antonomasia, è sinonimo del movimento studentesco che ha acceso fuochi rivoluzionari in America, in Francia e in tutta Europa. Fuochi rivoluzionari, certamente. Che però hanno fatto solo molto fumo e hanno confuso e annichilito le coscienze senza costruire, né gettare le basi per costruire, un futuro migliore.
Nel nostro Primo piano vi offriamo qualche spunto per riflettere su quella che è stata la radice e quello che è il frutto del Sessantotto. Vedremo che è stata una rivoluzione borghese che ha posto le premesse dell’antropologia liquida, materialista e consumista che a igge i nostri giorni.
Una rivoluzione protesa al riconoscimento di falsi diritti e false libertà (sesso, droga e rock ‘n roll), che disconoscono e calpestano la dignità degli esseri umani.
Una rivoluzione che davvero ha mandato in fumo le aspirazioni dei tanti giovani, niti con il cervello spappolato dalle droghe, o morti ammazzati, o in galera per il terrore che ha caratterizzato i successivi “Anni di piombo”. Una rivoluzione che ha cominciato ad abbattere i valori – la religione (soprattutto quella cattolica), la famiglia, la Nazione, l’educazione (scolastica e non) – che oggi si sono assottigliati all’inverosimile... ma che hanno resistito.
Sì, cari Lettori: siamo “Sopravvissuti al Sessantotto”. L’intellighenzia radical chic che detiene il potere globale, con i soldi di Soros & Co, ha fatto molti danni e ne continua a fare: basti pensare alle leggi mortifere e disumane – glie del Sessantotto – che sono state approvate dagli anni Settanta ai giorni nostri (dal divorzio e dall’aborto, no all’eutanasia). Ma contro questa élite rumorosa e illiberale, e nonostante la massa di individui indottrinati, soli e disperati, che le dà seguito, c’è ancora una comunità di gente sana, che ama e che lavora per il bene comune.
Non siamo pochi. E anche se fossimo pochi, siamo un lievito potente, in grado di far fermentare tutta la farina. Lo possiamo – e lo dobbiamo – perché non siamo soli: Colui che ha già prevalso sul male e sulla morte è con noi e ci sosterrà sempre, fino alla vittoria.
Toni Brandi
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