È in distribuzione il numero di novembre della rivista Notizie ProVita:
parliamo del mito della “perfezione”
e della perdita del senso del bello e del buono
Sul Journal of Law and the Biosciences Sonia M. Suter, della George Washington University, spiega come potrebbe funzionare un mercato di bambini perfetti, commissionati a un “baby designer” che assembla il corredo cromosomico del piccoletto secondo idesiderata dei “genitori” (o forse sarebbe meglio chiamarli committenti, acquirenti?). La fecondazione artificiale già si fa. La selezione preimpianto pure. La diagnosi genetica e il sequenziamento del genoma ancora non si fanno su scala industriale, ma nel futuro...
Tutto questo, ammette la Suter, potrebbe cambiare “l’esperienza riproduttiva”: i “genitori-acquirenti” dovranno essere guidati da professionisti e da complessi algoritmi nella scelta delle infinite combinazioni possibili di Dna e nella selezione degli embrioni prodotti. Non si tratterà solo di eliminare quelli malati o disabili, ma anche quelli con tratti somatici o attitudini non gradite. Insomma, ci sarà tanto da “pensare” prima di “fare” un figlio.
Se siamo arrivati a questo punto è perché da decenni abbiamo dimenticato l’essere e ci curiamo solo dell’apparire.
Un tempo si mirava alla mens sana in corpore sano. Adesso della mens importa relativamente poco. Conta solo il corpo e se non è più che sano e più che bello, non si può usare a dovere, quindi si butta via. Inoltre, «Il corpo è mio e lo gestisco io», quindi – se voglio – ne faccio anche scempio, con la chirurgia estetica e persino con la chirurgia dei genitali per “cambiare sesso”.
Contestualmente, nel campo delle arti e delle mode si va coltivando il gusto dell’orrido: basta pensare ai piercing e agli abiti stracciati che impazzano tra giovani e (ahimè) meno giovani. Guardate i calciatori: i loro bei corpi di atleti sono ricoperti di tatuaggi... e come portano i capelli!
Ancora una volta, quindi, dobbiamo svegliare le coscienze e invitarle ad andare contro corrente; dobbiamo essere davvero “trasgressivi” e insegnare ai nostri giovani la (sana) trasgressione: faccia pulita, capelli ordinati, jeans senza squarci. E magari proporre di tanto in tanto l’ascolto e la visione di cose belle davvero: l’Italia trabocca di opere d’arte in ogni dove e la natura del Bel Paese ci offre spettacoli mozzafiato, che spesso non siamo più capaci di vedere e di apprezzare. Riscopriamo il gusto del bello, ragionando sul fatto – però – che la bellezza esteriore non ha senso se non rimanda al buono e al vero, che sono conquiste interiori e che servono – in ultima analisi – a indicarci la strada per la felicità.
Toni Brandi
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