È arrivato troppo tardi in Redazione il libro di Michela Sala Il custode: il vantaggio di essere molto piccoli (Sugarco 2024). La recensione che merita verrà pubblicata prossimamente, ma oggi mi dà lo spunto per una degna celebrazione della Giornata della sindrome di Down. Il mondo con somma ipocrisia si atteggia a difensore, “inclusivista”, dei disabili e delle persone con trisomia 21, ma promuove a ogni latitudine e con ogni mezzo l’eliminazione di tutti coloro che vengono considerati imperfetti. C'è l’aborto eugenetico - che si può fare ben oltre i tre mesi canonici - e si vuole la piena legalizzazione dell’eutanasia/suicidio assistito di chi “sceglie” di morire, visto che l’unica alternativa che gli si prospetta è una vita di solitudine, di sofferenza e di abbandono: una vita indegna di essere vissuta, Lebensunwertes Leben dicevano i Nazistii, incarnando una mentalità che si diffondeva già da più di un secolo nella “democratica” Inghilterra e in Usa. Una vita che scopre la falsità di una società che invoca - a parole - in ogni circostanza il rispetto dei diritti umani e la necessità per ciascuno di adempiere ai doveri di solidarietà.
La testimonianza della dottoressa Sala, madre di un bambino con sindrome di Down e con un sacco di altre complicazioni, in questo contesto è come una stella sfolgorante nelle tenebre: illumina le menti e soprattutto allarga il cuore. Ne riparleremo nel mese di aprile.
Lascio a questa nostra Rivista il compito di parlare di donne - e di “femminicidi”. I diritti delle donne sono un altro tema tipico del mese di marzo, un’altra questione che trasuda falsità e ipocrisia.
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