La ormai celeberrima bozza pro life contro la “Roe vs Wade”, redatta dalla Corte Suprema americana e trapelata il 3 maggio scorso, è divenuta un punto fermo per le riflessioni da cui parte e a cui giunge. E per il messaggio di pace, di vita e di speranza che offre ai popoli del mondo intero. Combattere l’aborto è possibile, è legale, è democratico. In una parola, è un dovere di giustizia e di solidarietà, oltre che un diritto nativo e insopprimibile dei cittadini.
E non è un caso che in 4 distinti sondaggi, svoltisi in modo indipendente negli Stati Uniti, il risultato – pur con variazioni e diversità di accenti – sia sempre lo stesso: l’aborto va limitato, contrastato, eliminato. La vita invece va protetta senza se e senza ma.
Il primo sondaggio è stato fatto da Rasmussen e RMG Research su 1200 elettori americani, ascoltati dal 5 al 7 maggio. E il risultato è che la netta maggioranza degli intervistati si dice favorevole a possibili restrizioni sull’aborto. Specie dopo il primo trimestre di gravidanza.
Il secondo sondaggio, organizzato dal Trafalgar group, ed effettuato sul 1082 cittadini, dice che il 57% degli americani ritiene sbagliato l’aborto quando è possibile ascoltare il battito cardiaco del nascituro. Il che può avvenire oggi già alla quinta settimana di gravidanza, dopo poco più di un mese dal concepimento. Sono gli stessi progressi della medicina e della tecnologia medica che sconsigliano l’aborto, mostrandone la violenza e l’assurdità.
Il terzo sondaggio, curato da Rasmussen reports, mostra che il 52% dei cittadini approverebbe la decisione della Corte Suprema di cancellare la famigerata sentenza “Roe vs Wade” (del 1973), per dare più spazio a misure pro life. Il che è sorprendente vista la “dogmatizzazione” di quella sentenza da parte dei media americani nell’ultimo mezzo secolo. Specie da parte dei media più liberal e vicini al partito democratico.
Il quarto ed ultimo sondaggio, sempre del maggio scorso, è stato istruito dall’emittente televisiva Fox news. Svolto su 1003 elettori americani, scelti in modo casuale, il sondaggio dice che il “partito della vita” avanza e supera il “partito della scelta”. Infatti se il 44% degli intervistati pensa che l’aborto debba essere legale sempre (27%) o in certi casi (17%), il 54% dei cittadini è contrario all’interruzione della gravidanza, sempre (11%) o nella maggior parte dei casi (43%).
Ora sui numeri si può dire molto. I sondaggi e gli exit pool sono poi uno specchio impreciso della realtà. Ed è chiaro che la verità della vita umana innocente vale più di tutti i sondaggi possibili e immaginabili. Del resto, è lo stesso buon senso a dirci che la verità – storica, scientifica, morale – non dipende dalle opinioni (mutevoli) della maggioranza. Ed infatti certe verità oggi universali (come l’assurdità della schiavitù) un tempo furono sostenute da minoranze coraggiose e profetiche.
E’ un fatto però che nell’America della democrazia, dei diritti e delle libertà, una nuova e profonda riscoperta della sacralità della vita è in atto. E mentre la cosa sta allarmando associazioni come Amnesty international, che ha scritto con parole di fuoco contro questa nuova ondata pro life, i difensori della vita, della pace, della natura e dello stesso pianeta terra, debbono esserne grati e fieri.
Il possibile ribaltamento della sentenza “Roe vs Wade”, che legalizzò l’aborto in America e divenne una bandiera per gli abortisti del mondo intero, sarebbe una gioia, l’inizio di un nuovo umanesimo e a ben vedere una vittoria per tutti.
Anche perché, come affermò con anglosassone malizia il quarantesimo presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan (1981-1989): «Mi sembra che i sostenitori dell’aborto siano già nati».