Il gruppo di esperti che sta valutando le osservazioni fatte dal popolo cubano alla riforma costituzionale sembrerebbe aver chiuso la porta a ogni modifica che voleva introdurre i matrimoni gay. La commissione, incaricata dal Congresso del Popolo di redigere la nuova Costituzione di Cuba, ha rivisto la propria bozza originale che voleva rimuovere il concetto di matrimonio e aprire alle unioni gay.
La prima bozza della nuova Costituzione, presentata a luglio, includeva l’articolo 68 che ridefiniva il matrimonio come un genere neutrale piuttosto che tra un uomo e una donna, un progetto promosso dalla figlia del capo del partito comunista Raul Castro. La polemica su quell’emendamento, nel Paese macho ha dominato la consultazione pubblica nazionale di tre mesi sulla nuova Costituzione: tra i critici più feroci, le chiese cristiane che avevano minacciato di far votare in massa contro l’intero testo nel referendum del prossimo anno, se fosse stato ricompreso il matrimonio gay dell’articolo 68.
La Commissione ha deciso nei giorni scorsi che la questione sarà eventualmente discussa nel nuovo Codice di famiglia e nel dibattito a esso dedicato dalla prossima primavera. La maggioranza dei cubani è contraria alle unioni gay e in particolare le chiese evangeliche hanno mobilitato il malcontento in una campagna politica insolitamente forte per Cuba, raccogliendo firme per presentare petizioni contro di essa in segno di protesta. Con la decisione della Commissione e l’approvazione del testo definitivo della nuova Costituzione, cittadini e associazioni che difendono la famiglia naturale hanno vinto una prima battaglia importante, ma non definitiva.
Luca Volontè