21/09/2021 di Manuela Antonacci

Nuovo PEI. Chiocca: «Bene l’annullamento del Tar. Ecco perché!»

Dal 13 gennaio è stato diffuso dal ministero dell’Istruzione negli istituti scolastici il nuovo PEI (Piano educativo individualizzato) e la cui applicazione era prevista da questo settembre. Le linee guida del nuovo piano avevano suscitato l’indignazione delle famiglie degli alunni disabili, al punto che una recente sentenza del Tar ha annullato il nuovo Piano educativo individualizzato.

I motivi del malcontento delle famiglie degli alunni disabili erano diversi: innanzitutto il GLO (gruppo di lavoro operativo per l’inclusione) che è un organo importantissimo formato da più soggetti, in primis dalle famiglie dei disabili e i cui componenti hanno il compito di elaborare congiuntamente il PEI, in base alla propria esperienza e alle proprie competenze, si sarebbe trasformato, secondo il nuovo Pei, in un organo collegiale, escludendo, di fatto, la famiglia dalle decisioni riguardanti il proprio figlio. Diventando un organo collegiale, infatti, le decisioni sarebbero state prese tramite votazione, trasformando le famiglie degli alunni disabili in una delle componenti e non nell’attore principale nel formulare il Pei. Inoltre era stato previsto l’esonero dalla frequenza alle lezioni di alcune discipline, emarginando di fatto, in quelle ore, gli alunni con disabilità, allontanandoli dalla classe.

Ne abbiamo parlato con la dottoressa Evelina Chiocca, docente specializzata, che da anni si occupa dei diritti delle persone con disabilità in ambito scolastico e di formazione del personale docente. Collabora con alcuni Atenei come docente a contratto, scrive articoli e cura pubblicazioni, per la scuola e, non ultimo, membro del direttivo CIIS, coordinamento italiano insegnanti di sostegno.

 

Dottoressa, che ne pensa del provvedimento del Tar?

«Intanto bisogna specificare che è stato annullato tutto il provvedimento e anche tutti gli allegati per illegittimità, quindi questo già da solo basterebbe. Poi il Tar ha motivato le sue decisioni, ma bisognerebbe avere chiaro l’impianto. Se c’è l’illegittimità su tutto, vuol dire che non c’erano le condizioni per cui tutto questo avvenisse. Era veramente molto grave quello che era contemplato, in aperta contraddizione con la normativa che promuove l’inclusione scolastica in Italia e coi diritti della persona che non sono proprio così marginali. Ogni persona dev’essere destinataria del riconoscimento di questi diritti, peraltro, la corte costituzionale, fa riferimento anche alla convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, del 2006, che l’Italia aveva recepito con una legge del 2009, la numero 18. Quindi, è stata veramente una lettura ampia: l’esonero da alcune materie ad esempio, era veramente fuori da ogni logica, perché per gli alunni con disabilità, viene predisposto il PEI che è un percorso costruito su misura per quell’alunno che frequenta le classi comuni, non frequenta le classi separate. E qui richiamo la legge 104 del ’92, l’articolo 12 comma 2, dove per l’appunto, si legge che il diritto all’educazione si esercita nelle classi comuni delle scuole di ogni ordine e grado, fino all’università. Quindi questo per dire che le norme ci sono, sono chiarissime e non vanno interpretate in maniera diversa. Ciononostante, qualcuno ha ritenuto di inserire questa misura, ma, alcuni alunni non sono in grado di affrontare alcune tematiche, il PEI c’è apposta!  Nel Pei c’è scritto, ad esempio che nell’ora di filosofia, mentre gli studenti affrontano, ad esempio, Schopenhauer, cosa fa lo studente con disabilità? Lavori più semplici, poi ci sono anche i punti di contatto con la classe: si creano cioè, le condizioni perché l’alunno sia partecipe e attivo della vita della classe. Però vivere e respirare l’aria della classe, la vita della classe, le gioie e le sofferenze, le attese, le trepidazioni, le cose che appartengono alla persona. Tutto questo ha un valore altissimo per la persona e la persona con disabilità che non dev’essere separata e relegata in altri spazi, messa chissà dove e poi, perché? Perché non affronta Schopenhauer coi compagni? Perché alla fine la ratio che ne emerge è questa. Quindi non potevamo noi come associazione pensare come si possa essere arrivati all’inserimento di una modalità che è nettamente in contrasto con tutto il pensiero inclusivo. E poi c’era da porsi anche altre domande: l’alunno esonerato dove va? Esce dalla classe? E quanti ragazzi escono? E dove vanno? E che messaggio stiamo dando ai compagni di classe? Che le persone con disabilità vanno emarginate? Un conto è l’intervento individualizzato e programmato, altro è pensare a priori che il ragazzo con disabilità debba uscire dalla classe perché non in grado di affrontare l’argomento che si sta affrontando nella classe. Allora diciamo chiaramente che non vogliamo questa scuola dell’inclusione che ci disturba, che non ci piace, facciamone un’altra: siate onesti. L’idea di scuola che noi abbiamo è quella di una scuola in cui ognuno è persona e partecipa e impara per le capacità che possiede. Ci sono aspetti legati alla comunicazione, alle relazioni, è ampia la gamma».

Dopo questa sentenza si sta parlando già di “vuoto normativo”, che ne pensa?

«Forse non se n’è accorto nessuno ma sono quattro anni che siamo nel vuoto normativo. Il decreto legislativo 66 è del 2017 ed è entrato in vigore nel mese di maggio del 2017. Quello che c’era scritto all’interno del provvedimento, per la stragrande maggioranza non ha ancora visto la luce, però abbiamo delle abrogazioni. Lì dentro abbiamo che la norma che faceva riferimento al decreto applicativo 204, dove erano descritti il profilo dinamico-funzionale e la diagnosi funzionale, quella norma non c’è più. Quindi non è che non c’è da oggi. Io trovo strumentale quello che hanno gridato alcuni, parlando di vuoto normativo: non si è accorto nessuno che anche il 66 del 2017 dice, all’articolo 7 comma 2 che quel Pei si basa sul profilo di funzionamento e sulla certificazione di disabilità. Quelle novità normative che non sono ancora state adottate dal ministero della salute. E quindi siamo ancora lì. Perché tutta questa fretta? Perché non hanno fatto le cose coerentemente prendendosi tutto il tempo necessario? Però uscire con queste forzature è grave, introducendo l’esonero, la riduzione dell’orario scolastico, la famiglia che diventa semplicemente uno dei soggetti che partecipa ai lavori del GLO».

 

 

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