16/03/2014

Obiettori di coscienza: le bugie arrivano in Parlamento

Giornali e Parlamento sono in questi giorni la scenografia prediletta del nuovo attacco del fronte abortista che, ora, prende a bersaglio i medici obiettori di coscienza dopo la divulgazione della notizia dell’aborto all’ospedale Pertini di Roma.

Basti pensare che nella sola Commissione Affari Sociali della Camera questa settimana SEL e Movimento 5 Stelle hanno dato il meglio di loro, mostrandosi utili maggiordomi della cultura della morte, infangando la larga parte del personale medico che, in forza al Giuramento di Ippocrate e ad un senso di umanità, si rifiutano di praticare aborti.

SEL, tramite le parole dell’On. Marisa Nicchi, dopo la consueta filippica d’accusa contro i medici schiavi di una visione “proibizionista per il diritto alla salute delle donne”, arriva ad auspicare un accertamento penale delle responsabilità dei medici obiettori del Pertini.

Sempre a Montecitorio il partito di Grillo ha richiesto l’intervento del Ministro della Salute limitando la presenza di personale sanitario obiettore di coscienza “al fine di evitare che si creino pericoli per le donne che si trovano nelle condizioni di estrema necessità all’interruzione della gravidanza.” I 5 Stelle vanno oltre, reclamando l’ampliamento dell’utilizzo della pillola RU486.

Ebbene, la realtà è ben altra. Se si sta ai dati della Relazione sulla legge 194, presentata annualmente in Parlamento, le interruzioni volontarie di gravidanza a carico di ogni medico non obiettore è pari ad una media di due interventi a settimana.

Che si mettano il cuore in pace, i signori politici abortisti: non tutti hanno la tempra della Bonino che, dopo aver effettuato aborti e, quindi, dopo essersi resi conto di cosa questo possa significare, continuano imperterriti nel porre fine a delle vite umane. Non potranno loro imporre alcunché a persone consapevoli; è compito di tutti, però, sbugiardarli nelle loro menzogne ripetute a disco rotto.

Redazione

 

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