Il diritto fondamentale all’obiezione di coscienza è stato negato ad un medico genovese.
Il Movimento Per la Vita offre al dottore assistenza legale.
«Il Movimento per la vita italiano offrirà supporto legale al dottor Salvatore Felis, il medico ginecologo dell’ospedale San Martino di Genova, rinviato a giudizio dal gup (giudice dell’udienza preliminare) Silvia Carpanini per essersi rifiutato di fare l’ecografia a due ragazze che avevano assunto la pillola abortiva perché obiettore di coscienza». Lo rende noto con un comunicato l’on. Gian Luigi Gigli, presidente del Movimento per la Vita.
«L’azione del Gup», sottolinea Gigli, «costituisce l’ennesimo atto di intimidazione nei confronti di medici obiettori, già discriminati sul lavoro, in particolare nei consultori e nell’accesso alle posizioni apicali». Secondo il presidente del Mpv, «l’obiezione di coscienza rispetto all’aborto si riferisce chiaramente a tutte le procedure che hanno a che fare con l’interruzione di gravidanza e viene meno solo in caso di necessità ed urgenza, per proteggere la salute della donna, non già per verificare l’andamento della procedura, in questo caso di aborto chimico».
Pertanto, conclude Gigli, «una magistratura che coartasse il diritto all’obiezione di coscienza favorirebbe, anche involontariamente, l’evoluzione della nostra democrazia verso un sistema autoritario, sia pure politicamente corretto».
Mentre nei vari Paesi del Vecchio Continente l’impegno per agevolare l’aborto è massimo (complice anche una recente direttiva del Parlamento europeo), in Russia, il governo Putin è proteso a tutelare la maternità. Alle donne che si presentano negli ospedali vengono fatti compilare questionari in cui si confermano le agevolazioni loro riconosciute dallo Stato, a patto che portino a termine la gravidanza. La ragione è semplice: l’élite assestata al potere a Mosca ha compreso che la denatalità (coniugata con una preoccupante emigrazione di giovani russe) può essere fattore di drammatico impoverimento.
Fonte: Valtellina News