L’obiezione di coscienza è un diritto inviolabile e va esercitato, costi quel che costi. Anche se la Corte Suprema non lo prevede.
Di fronte ai matrimoni gay ormai legittimati, negli Stati Uniti c’è chi resiste.
È il caso della signora Kim Davis, cancelliere della piccola contea rurale di Rowan, nel Kentucky. La funzionaria ha deciso di ignorare la sentenza emessa dalla Corte Suprema nel giugno scorso e pertanto continuerà a non concedere licenze matrimoniali alle coppie gay, appellandosi alla libertà religiosa.
Ormai negli Usa il matrimonio tra persone dello stesso sesso è un diritto costituzionale e pertanto tutti i 50 Stati dell’Unione hanno l’obbligo di adeguare la propria legislazione a tale dettato. In pratica, non ci si può rifiutare di riconoscere o di consentire un matrimonio gay.
La sentenza della Corte Suprema, però, non ha minimamente tenuto conto del sacrosanto diritto all’obiezione di coscienza, riconosciuto dal Primo Emendamento (lo stesso problema si porrà in Italia, dove nessuno, parlando di unioni civili, sembra preoccuparsi della libertà di coscienza).
Abbiamo visto qui che il Texas ha già esortato i propri funzionari a non concedere licenze a coppie omosessuali e a non trascrivere i certificati di quelli avvenuti in altri Stati.
Ma ora la resistenza si è spostata in Kentucky, dove Kim Davis, per l’appunto, ha smesso di rilasciare le licenze il giorno dopo la fatidica sentenza. E non solo alle persone dello stesso sesso, ma anche alle coppie eterosessuali. Una forma di protesta simile a quella di alcuni municipi dell’Alabama. Il cancelliere di Rowan ha giustificato il suo diniego rivendicando la propria fede religiosa. E dopo che il giudice distrettuale le ha ingiunto di smetterla, lei si è rivolta alla Corte Suprema per chiedere di prorogare questo stop, almeno sino alla decisione dei magistrati d’appello.
Ma l’Alta Corte ha messo in guardia la donna: «Non è suo diritto non agire in conformità della Costituzione. Ci sono poche o nessuna possibilità che la sua tesi possa prevalere in appello», hanno stabilito i giudici. Il cancelliere però non vuole arrendersi.
Tant’è che continua a rifiutare le licenze alle coppie. Naturalmente sono iniziate le manifestazioni: da una parte i favorevoli alla sua decisione e dall’altra i contrari. Secondo il Washington Post, alle persone che hanno chiesto in base a quale autorità Davis abbia rifiutato il permesso, questa avrebbe risposto: «In base al comando di Dio». Il marito, inoltre, ha denunciato pesanti pressioni e minacce contro la moglie a causa della sua scelta.
L’evolversi della vicenda dipenderà dal verdetto della Corte d’appello. L’obiezione di coscienza di Kim Davis potrebbe costarle pesanti sanzioni e forse persino il carcere.
E questo nel Paese della libertà per antonomasia.
Redazione
Fonte: Avvenire
DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DALLA LEGGE CIRINNA’