L’obiezione di coscienza è un diritto umano fondamentale, che va salvaguardato.E questo principio deve valere anche per le ostetriche svedesi.
Lo scorso 17 settembre, l’European Center for Law and Justice (ECLJ) si è offerto come amicus curiae alla Corte distrettuale di Jönköping (Svezia) nella causa tra l’ostetrica Ellinor Grimmark e l’amministrazione sanitaria locale.
Di questo caso abbiamo già parlato (vedi qui).
Come abbiamo spiegato, Ellinor Grimmark è stata licenziata perché si rifiutava di mettere la sua professionalità a servizio dell’aborto. In Svezia, però, l’obiezione di coscienza del personale medico non è riconosciuta. Pertanto, medici ed ostetriche sono costretti a praticare aborti fino a 18 settimane e per qualunque ragione, anche se il problema sia il sesso del bambino.
Nel testo presentato, l’ECLJ ha ricordato che i trattati internazionali e la giurisprudenza fanno rientrare la libertà di coscienza e di religione tra i diritti umani. E il diritto all’obiezione di coscienza, ovvero il diritto a non essere costretto ad agire contro i dettami della propria coscienza, è indispensabile per garantire l’effettivo esercizio del diritto alla libertà di coscienza. Ed ha elencato alcuni esempi.
Il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite ha più volte affermato che il diritto all’obiezione di coscienza rientra nella sfera della libertà di coscienza e non vi è dubbio che si debba applicare non solo in ambito militare, ma anche in campo medico, in particolare nei casi di aborto ed eutanasia.
La Corte europea dei diritti dell’uomo richiede al personale medico di saper coniugare il rispetto effettivo del diritto alla libertà di coscienza con quello di accesso ai servizi da parte dei cittadini.
Infine, l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha affermato con forza il diritto del personale medico all’obiezione di coscienza e l’importanza di non discriminare, in ambito lavorativo, in base alle credenze religiose: tutti devono quindi servire la società nel rispetto delle proprie personali convinzioni. Il tutto è recepito dal diritto comunitario.
L’ECLJ sottolinea poi che, sebbene l’aborto sia legale in molti Stati, a livello internazionale non esiste alcun “diritto all’aborto”. E peraltro non è certo parte integrante della professione di ostetrica praticare l’interruzione di gravidanza.
Inoltre, sia il Codice etico internazionale delle ostetriche e quello della Federazione internazionale di ostetrici e dei ginecologi riconoscono il diritto all’obiezione di coscienza.
Pertanto, l’ECLJ ritiene che le sanzioni inflitte alle ostetriche e ai medici svedesi che si rifiutano di eseguire aborti rappresentano una violazione del loro diritto alla libertà di coscienza e di non discriminazione per motivi religiosi o di convinzioni personali.
Redazione
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