L’obiezione di coscienza è sempre più ostacolata. Aumentano infatti i casi in cui questo sacrosanto diritto viene negato (vedi ad esempio qui, qui e qui). Sembra infatti che l’aborto vada garantito sempre e comunque, costi quel che costi. Con buona pace della libertà di coscienza.
Nonostante si continui a ripetere che in Italia i medici obiettori sono troppi, quasi a causa di un complotto ecclesial-reazionario volto a imporre il proprio dominio sul corpo delle donne, la realtà ci dice che i meccanismi usati dalle ASUR per assumere personale sono orientati in tutt’altro senso.
Il Comitato consultivo zonale di Medicina specialistica ambulatoriale di Ancona, ad esempio, ha pubblicato un bando di concorso per coprire delle ore vacanti a livello distrettuale. Leggendo quanto scritto nel documento, si può notare che sia nel distretto di Ancona, sia in quello di Fabriano, si cerca personale non obiettore da inserire nei Consultori Familiari.
A Fabriano, ad esempio, sono libere 6 ore settimanali “finalizzate a svolgere eco-ginecologiche di I° livello ed eco-ostetriche del I° trimestre di gravidanza, in integrazione con l’ambulatorio dedicato alle IVG”. Ad Ancona sono disponibili “5 ore settimanali per il Consultorio Familiare” per le quali si richiede tassativamente un “medico non obiettore”. In pratica, si cercano abortisti e si preclude il lavoro a chiunque consideri l’aborto un omicidio e dunque, in quanto tale, assolutamente incompatibile con la professione medica, sin dai tempi del giuramento di Ippocrate.
Chi opera in ambito ospedaliero ci ha detto che un tempo (e non parliamo di secoli fa!) il requisito richiesto per lavorare era il titolo di studio. Ora invece il discrimine sembra essere diventato l’obiezione di coscienza. In effetti, per quel che abbiamo capito, siamo di fronte ad una vera e propria politica discriminatoria, che non tutela la libertà di pensiero dei singoli. Quella libertà che troppe volte viene usata come una clava e in maniera pelosa dalle femministe, dai radical-chic e dai progressisti occidentali. Si tratta sempre, però, di tutelare la libertà di chi la pensa come loro e come le lobby mortifere che controllano gli organismi internazionali.
Purtroppo, sappiamo bene che in base alla nefasta legge 194 l’aborto deve essere garantito nelle strutture sanitarie (il problema è la legge stessa e non la sua cattiva applicazione, ricordiamolo sempre: per questo dobbiamo lottare per abrogarla totalmente). Ma sappiamo anche che l’art. 9 della stessa garantisce l’obiezione di coscienza. Infatti, anche se di fatto ormai lo è diventato, per la nostra legislazione l’aborto non è un diritto, nonostante dal Parlamento europeo arrivino raccomandazioni per renderlo tale.
Ebbene, questo è l’andazzo nella nostra civile e democratica Italia, che marcia sempre più verso le magnifiche sorti e progressive. Questa è la politica strisciante con cui deve fare i conti il personale sanitario che non vuole e non può accettare di compiere un delitto. Insomma, obiettare non aiuta a trovare lavoro, almeno nella rossa provincia di Ancona. E ci vengono ancora a parlare di oscurantismo clericale e fascista?
Federico Catani