Si celebra oggi, 8 settembre, la seconda «Giornata mondiale contro l’aborto». Un’iniziativa dal basso, partita lo scorso anno e pensata dal Comitato Liberi in Veritate e a cui aderiscono alcuni volti noti del variegato mondo pro vita italiano. Il tempo dirà se riuscirà a radicarsi e diffondersi dentro e fuori i confini italiani.
Una giornata per ricordare che la pratica dell’aborto reca con sé diverse vittime, «la prima e più grave» delle quali è ovviamente il bambino nel grembo materno. Ma ci sono, a cascata, altre vittime, come le madri, «ingannate fino all’inverosimile da un sistema in grado di indurle a non riconoscere quanto hanno di più prezioso, la vita del loro figlio nel proprio seno»; nonché i padri, «resi inconsapevoli e irresponsabili dei loro atti sessuali fino a perdere il loro ruolo e la propria identità».
L'iniziativa vuole inoltre segnalare il profondo degrado di stampo relativista, che oggi caratterizza certo mondo della medicina e le leggi che disconoscono l’elementare diritto alla vita dei nascituri. Tra le vittime dell’attuale contesto culturale si individua anche l’opinione pubblica «incapace di un proprio pensiero critico» e convinta che una grazia, come l’attesa di un figlio, possa essere un «problema da risolvere» attraverso l’aborto.