Oltre 100mila firme, per l’esattezza 106mila - dunque più del doppio del minimo previsto dalla legge - sono state raccolte dalla proposta di legge di iniziativa popolare “Un Cuore che Batte”. Un’iniziativa partita in primis da Giorgio Celsi, infermiere fondatore e presidente dell’associazione Ora et labora in difesa della vita e accolta anche da Pro Vita & Famiglia. Abbiamo chiesto a Celsi un commento sull’ottimo risultato e sul traguardo raggiunto proprio dalla raccolta firme.
«È un risultato meraviglioso che ci colma di gioia e gratitudine verso tutti coloro che l’hanno reso possibile con il proprio impegno generoso e appassionato» ha spiegato Giorgio Celsi. «Negli ultimi mesi - ha raccontato - si è creata una straordinaria rete di collaborazione tra volontari delle varie realtà coinvolte e tantissime singole persone animate dall’amore per la Verità e la Vita. La prima prevenzione dell’aborto è risvegliare la coscienza individuale e collettiva di fronte a ciò che rimane un “abominevole delitto” (Gaudium et Spes, 51) e i fatti di oggi dimostrano che è possibile percorrere questa strada perché esiste un popolo che non si rassegna a considerare la legge 194 “un pilastro della società”».
«Ricordiamo - ha aggiunto Celsi - che la proposta di legge prevede l’introduzione di un comma alla legge 194/1978 per obbligare il medico a mostrare alla madre intenzionata ad abortire la realtà della vita che porta in grembo, mediante una semplice ecografia e l’ascolto del battito cardiaco del figlio. Questa proposta di legge intende dare piena applicazione alla legge sul consenso informato, in quanto è obbligo giuridico e deontologico del medico che la donna abbia il diritto di essere resa consapevole della Vita che porta nel grembo, una Vita con un cuore che pulsa. È un fatto che dove è stata adottata questa pratica il numero di aborti è crollato drasticamente».