Perché proporre la castità alle persone che hanno una tendenza omosessuale? Semplice, perché può renderli felici. Affrontiamo questo tema molto delicato attraverso la testimonianza – che leggiamo in un articolo di InTerris – di Daniel Mattson, musicista americano e scrittore di un libro dal titolo davvero originale per essere stato scritto proprio da un omosessuale: “Perché non mi definisco gay“.
Aveva soli sei anni quando si rese conto di provare attrazione per le persone dello stesso sesso, poi iniziarono i grandi interrogativi della vita, i dubbi di fede e col passare degli anni anche una dipendenza dalla pornografia.
Tutti passaggi, questi, che portavano inesorabilmente verso la meta più desiderata: il rapporto fisico omosessuale, quella condotta relazionale della sfera intima che, come abbiamo più volte spiegato, nuoce gravemente alla salute ed alla psiche di chi la pratica, oltre a costituire un grave disordine morale.
E Daniel ha avuto la fortuna di accorgersene, in seguito, definendo quel tipo di esperienze fisiche “un frutto proibito che è risultato vuoto e amaro, perché la felicità non sta nel cogliere il frutto proibito. Mi ha rubato la dignità”.
E ha scoperto, poi, che il segreto della felicità è il non affidare la propria vita e le proprie scelte alle passioni, ma ad un amore casto. Castità non significa privarsi di qualcosa ma, come spiega l’etimologia greca del termine, vuol dire “mettere in ordine le cose”.
È così che Daniel ha capito che «praticare l’attività sessuale, che deve essere aperta alla vita, al di fuori del matrimonio, ci conduce lontano dalla nostra felicità». Per questo, un omosessuale può essere felice solo se ha rispetto della natura dei rapporti: il Matrimonio è tra uomo e donna ed il fine della sessualità non è soddisfare le proprie brame ma unire i coniugi e generare vita.
Presso quella Chiesa amorevole che ama le persone ma dice la verità sulle loro azioni, Daniel ha potuto affermare: «da lì ho capito che il disegno di Dio per me era un altro, che mi ama così come sono ma che la vera felicità posso trovarla solo rispettando la sua volontà, vivendo una vita casta».
Ma l’omosessuale casto può essere felice anche indipendentemente dalla fede. Provarci non costa nulla, anzi, ripaga.
Redazione