Circa due settimane fa, a Trento, era scoppiata una diatriba sull’omosessualismo e l’omofobia, dopo la denuncia di una mamma che era “trasalita” nel leggere alcune pagine del libro “Voglio imparare ad amare” (Edizioni Elledici), in dotazione alla scuola media dell’Istituto Arcivescovile, Scuola Paritaria Cattolica di Trento.
Di questa vicenda si era interessato il presidente della Provincia Ugo Rossi, che aveva dichiarato: “Io penso che alcuni temi debbano essere trattati con un carattere di scientificità e di equilibrio e in quel libro ce n’era poco”.
Su La Voce del Trentino è uscita ieri una lettera di risposta al presidente Rossi scritta da un sacerdote trentino, don Matteo Graziola. Dal momento che il contenuto della stessa si addice bene al clima socio-culturale favorevole all’omosessualismo in cui siamo immersi, riteniamo di farne parte ai nostri lettori.
Caro Presidente Ugo Rossi,
che tristezza... L’Istituto Arcivescovile, sotto l’immediato controllo della stampa nazionale, è stato costretto ad assicurare a lei che non userà mai più un libro che presenta la morale cattolica sull’omosessualità. E lei ha subito dichiarato ai giornali che l’abiura è stata fatta e che il Palazzo è soddisfatto. Che avvilimento della nostra libertà, della nostra storia, della nostra cultura.
Oramai non è più possibile dire una parola critica sull’omosessualità e sulla sua pratica, nemmeno in sede di confronto culturale, ma solo riconoscimenti di piena e sacrosanta legittimità e ammirazione.
Chi non si adegua rischia grosso: taglio dei finanziamenti, linciaggio mediatico, cause legali, assalti di fanatici, in attesa che le leggi sull’omofobia vengano approvate e portino alla galera i recidivi. Ha ragione Papa Francesco, che parla di “colonizzazioni ideologiche” che “spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del ‘pensiero unico’”.
Esagero? Magari! Se qualcuno vuol fare una verifica provi a dire in pubblico quello che dice il libello abiurato, cioè che la tendenza omosessuale ha talvolta delle cause che, se l’interessato lo vuole, possono essere individuate e rimosse; provi, e vedrà che fine ha fatto la libertà di parola, di pensiero, di confronto, di espressione. Il Consigliere Claudio Cia ne sa qualcosa.
Caro Presidente, è vietato oggi ricordare che c’è una legge morale, che si erge al di sopra degli interessi del potere economico e politico o alle pulsioni che si agitano dentro di noi? E’ vietato far sapere il giudizio che la Chiesa dà sugli aspetti più sensibili della vita? Non crede che sia un aiuto anche per le persone omosessuali sentire ciò che la Chiesa suggerisce per il loro bene? Questo confronto è un male? O non è piuttosto un male negare a queste persone questo aiuto? E’ forse mancare di rispetto verso le persone aiutarle a conoscere e a confrontarsi? Gli studenti non hanno il diritto di sapere quello che la Chiesa dice in campo morale? O devono sentire solo quello che dice il ‘pensiero unico’?
Si teme forse che questo porti alla discriminazione degli omosessuali? No, non è un confronto aperto e leale che porta alla discriminazione, ma il suo opposto, cioè il rifiuto del dialogo e della comunicazione sincera. E’ questa chiusura insensata che porta ciascuno ad essere in balia di se stesso e della propria solitudine.
Caro Presidente, mi auguro non solo che il libretto censurato torni ad essere consigliato all’Istituto Arcivescovile, ma che la Provincia lo consigli a tutti gli studenti delle sue scuole, perchè tutti hanno il diritto di conoscere la legge morale che la Chiesa da sempre insegna.
*Centro Pastorale Beata Giovanna – Rovereto
Redazione
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