L’omosessualismo è un’ideologia perversa e veramente omofoba che appartiente a persone non necessariamente omosessuali. Anzi.
Molti omosessuali – la maggioranza silenziosa – non si riconosce affatto nelle istanze folli degli omosessualisti.
Si tratta di una maggioranza silenziosa, perché il coming out a queste persone può costare persecuzione mediatica, cyberbullismo, problemi sul lavoro... insomma si mette in moto la macchina della Gaystapo, come insegnano Dolce & Gabbana, e si arriva perfino alle minacce di morte, come nel caso di Rupert Everett.
Dobbiamo quindi dare atto del coraggio della verità mostrato dallo scrittore Giorgio Ponte, che qualche giorno fa ha scritto una lettera a Tempi.it, in cui parla molto chiaramente del problema.
Si conclude con un appello: “Mi chiamo Giorgio Ponte, ho tendenze omosessuali, sono amato da Dio e amo l’essere umano. Mi sono alzato in piedi, ho dato voce al mio silenzio. Io esisto. E tu? Cosa stai aspettando?”
Ed è davvero da leggere tutta. Per invogliarvi a farlo ve ne offriamo piccoli stralci.
Scrive : “Sono stanco di sentire le associazioni gay parlare in mio nome su ciò che ritengono io dovrei pensare. Oggi scrivo per dire che io non mi ritrovo in nessuno dei pensieri da loro sostenuti. Il ventitré ottobre 2014 tempi.it pubblicò una mia lettera-testimonianza firmata solo col mio nome, come omosessuale fra le Sentinelle in Piedi, sceso in piazza contro il disegno di legge sulle unioni civili Cirinnà e il ddl Scalfarotto sull’omofobia, che avrebbe introdotto nel nostro ordinamento il reato di opinione (con il rischio per chiunque di finire in galera solo per avere scritto un articolo come quello che state leggendo ora). In molti dissero che la testimonianza era falsa e il suo autore un’invenzione.
Ecco, ora lo sapete: io esisto. E ora provate a dirlo a me, che sono omofobo.”
E poi continua, spiegando che non è omofobia ritenere che la famiglia sia solo quella tra un uomo e una donna, che i figli hanno diritto a un padre e una madre, che la paternità (o la maternità) – desiderio legittimo di ciascuno – se non è fisicamente possibile, può essere spiritualmente praticabile e profondamente soddisfacente (se è un desiderio vero e oblativo).
“Non mi sento discriminato da chi sostiene la natura fondamentale dell’uomo.
Nessun essere umano può essere ridotto a un aspetto di sé, men che meno a ciò che lo attrae o lo fa eccitare. Poiché avere una pulsione non definisce un’identità.
La differenza tra eterosessuali e omosessuali è una menzogna creata per dare risposta al dolore di generazioni intere che non riescono più a riconoscersi come uomini o come donne.”
Scrive, anche: “Dire che l’omosessualità ha delle cause psicologiche non è omofobia.
Dire che assecondare ogni nostro desiderio non sempre porta alla nostra felicità non è omofobia. ... Se negli anni cinquanta non avrei potuto dire di provare attrazione per persone del mio stesso sesso, non è ammissibile che oggi io debba avere paura di dire che per me la famiglia può essere formata solo da un uomo e da una donna.
E sostiene che: “Da quando ho scelto di condividere la mia storia con altre persone ho capito che il novanta per cento delle attività persecutorie nei confronti degli omosessuali sono più nella testa dei gay, che non nei presunti “omofobi”.
Forse, se gli attivisti gay la smettessero di frequentarsi solo tra loro e di andare in giro con il fucile spianato alla ricerca di potenziali nemici, potrebbero rendersene conto. Forse è sulla loro eterofobia che varrebbe la pena di riflettere .... Affermare che l’omosessualità non è necessariamente una condizione immutabile e che solo un uomo e una donna possono concepire un figlio non è sintomo di odio, né una minaccia per chi questo amore non riesce a viverlo. È solo un’evidenza.”
E si rivolge in modo accorato a quelli che vivono la sua stessa condizione: “Siate felici, perché si può accogliere la propria omosessualità anche senza bisogno di trasformarsi in un cliché da sit-com come fa il mondo gay con i suoi adepti”. E si può cambiare: “Ci sono uomini che hanno vissuto per anni nel mondo gay e oggi sono sposati a donne straordinarie con cui hanno costruito una famiglia; così come conosco fratelli che come me, desiderando la castità, cercano di amare senza bisogno di possedere il corpo di altri, né di violare il proprio.
Noi siamo molto di più delle nostre pulsioni .
Non giudico chi fa scelte diverse dalla mia, non desidera la castità o non è interessato a mettersi in discussione sul proprio orientamento sessuale. Lo capisco... non giudico chi ha perso la speranza o a questa speranza non è interessato.
Ma chi quella speranza vuole toglierla agli altri, sappia che prima o poi dovrà risponderne davanti alla propria coscienza. Soprattutto se per farlo strumentalizza dei figli che non gli appartengono, privandoli della famiglia cui hanno diritto.
“Stiamo assistendo all’elogio della follia, senza nessuno che abbia il coraggio di gridare “il re è nudo!”
Bene, se serve qualcuno che gridi perché altri trovino il coraggio di farlo, allora sarò io a gridare.
Altri hanno già iniziato e di certo non sono membri di azione cattolica: Dolce e Gabbana, Aldo Busi, Nino Spirlì.
Altri, lo so, lo faranno ancora.
Basta essere persone di buon senso e riconoscere che una cosa non può cambiare la sua natura solo perché le si cambia nome”.
“Se dal nostro silenzio dipenderà il passaggio di leggi e ordinamenti che causeranno la sofferenza di migliaia di persone, quel silenzio ci perseguiterà come un marchio d’infamia per il resto della nostra vita.
Non possiamo più voltarci dall’altra parte.
Oggi siamo chiamati a prendere posizione, a dire che anche avendo tendenze omosessuali si può riconoscere la verità. Oggi siamo chiamati a riprenderci la voce che i movimenti gay ci hanno rubato”...
Redazione