La lobby LGBT colpisce ancora: l’omosessualismo è un’ideologia intollerante e intimidatoria.
Tra i tanti episodi, ne prendiamo in considerazione solo due. Come sempre, mostrano assai bene la potenza di questa lobby e i suoi metodi da… Gaystapo.
Primo episodio. Alla Feltrinelli di Palermo c’era un settore dedicato alla “Teoria gender” con vari libri sui temi dell’omosessualità. Tra questi, “Unisex”, di Gianluca Marletta ed Enrica Perrucchetti. Qualcuno ha fotografato e postato su twitter il tutto, dicendosi scandalizzato che nella liberal Feltrinelli, ci fosse un settore dedicato ad una teoria che esiste solo nella mente di bigotti fascisti omofobi. Pronta la risposta della libreria, che non solo si è scusata, ma ha addirittura cambiato la locandina del settore. Sicché, da “Teoria del gender”, si è passati a “LGBT”.
E, manco a dirlo, tra i vari testi esposti è scomparso “Unisex”, sicuramente perché “oscurantista e omofobo”. Può sembrare un fatto di poca importanza, ma è dai piccoli gesti come questo che si scorge la dittatura avanzante, il “totalitarismo ideologico” che non è solo ideologico. Sottovalutarli è una colpevole leggerezza che non possiamo permetterci.
Secondo episodio. Questa volta ad essere coinvolta è la “gaissima” Apple. Infatti, la versione italiana di Siri, il popolare software basato sul riconoscimento vocale e pubblicizzato come “assistente personale”, sarebbe omofoba. Sì, avete capito bene, non è uno scherzo: basta provare. Infatti, di fronte a domande quali “perché due gay (o due lesbiche) non possono sposarsi?”, “come si registra un matrimonio gay?” o a frasi, dette anche solo per gioco, come “penso di essere gay (o lesbica)”, Siri risponde con una sola frase: “non è carino da parte tua”. E, come se non bastasse, non riconosce la parola “omofobia”. Per la lobby LGBT questo è troppo.
Non è ammissibile che termini come gay, lesbiche o bisessuali vengano ritenute insulti e dunque gestite allo stesso modo delle comuni parolacce!
Ecco allora che tale Chiara Reali, di Diversity Lab, ovvero un’associazione che lotta contro il pregiudizio e la discriminazione della “diversità”, ha lanciato una petizione per chiedere una correzione del software.
“Ciò che stupisce – osserva Chiara – è che Apple è considerato uno dei marchi più attenti alla diversità dei suoi lavoratori e sempre in prima fila per i diritti LGBT fino a farne un vanto”.
In effetti, il suo CEO Tim Cook è dichiaratamente omosessuale, e quest’anno circa 8.000 lavoratori della Apple hanno partecipato al gay pride di San Francisco. Ma c’è di più. Negli Stati Uniti, Siri addirittura corregge automaticamente chi attribuisce il genere sbagliato a Caitlyn Jenner, ex campione olimpico di decathlon, che ha recentemente completato la sua transizione dal genere maschile a quello femminile. Vedete quanto sono aperti e democratici negli States?
La signora Reali, dunque, nella sua petizione chiede che in Italia si faccia lo stesso, “perché nessuno si debba sentire sbagliato. Perché tutti possano sentirsi orgogliosi di quello che sono. Proprio come Tim Cook”.
Redazione
P.S.: Se chiedete a SIRI: “locale per gay e lesbiche” lei risponde puntualmente senza fare una piega ...
DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DALLA LEGGE CIRINNA’