Al Consiglio per i diritti umani dell’Onu, a Ginevra, nei giorni scorsi si è parlato molto dei diritti dei bambini.
In questa occasione, il Relatore speciale Onu sulla tratta di bambini ha pubblicato la sua relazione sull’utero in affitto in cui spende le sue energie non per condannare la turpe pratica, ma per trovare un modo per renderla compatibile con il divieto internazionale di vendita di bambini. A tal fine, raccomanda che nei contratti di affitto di utero, si chiarisca che l’oggetto della transazione non è il bambino, ma la gravidanza. Bisognerebbe affermare, insomma, che non è il bambino che viene trasferito ma la sua patria potestà.
Pertanto, in tal modo, l’utero in affitto potrebbe essere formalmente compatibile con il diritto internazionale.
Neanche il più raffinato sofista azzeccagarbugli poteva fare una pensata così furba!
Grégor Puppinck, presidnte dell’ECLJ (European Center for Law and Justice), durante lo stesso dibattito, si è rivolto ai membri della commissione Onu per denunciare il fatto che i bambini sono diventati vittime dell’egoismo degli adulti, degli interessi dell’industria e dell’eugenetica. Come gli schiavi, possono essere uccisi, venduti e acquistati.
L’ECLJ ha anche organizzato un evento parallelo, sempre nella sede Onu, sul diritto di conoscere le proprie origini. Hanno portato la loro testimonianza delle persone concepite in provetta, con seme di anonimo venditore che hanno raccontato la loro storia personale e l’esperienza vissuta nell’ essere state deliberatamente private del loro “padre biologico”.
Queste persone sono state profondamente ferite da questa grave ingiustizia. Oggi stanno combattendo per poter conoscere il loro padre, i loro potenziali fratelli e sorelle, la loro storia e la loro origine.
A seguito di questa conferenza, l’ECLJ pubblicherà un nuovo rapporto: “La violazione dei diritti dei bambini concepiti con tecnologie riproduttive artificiali“.
Redazione
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