Arriverà il giorno in cui, per non destare scandalo, alle famiglie sarà consigliato di nascondersi agli occhi altrui. O forse questo giorno è già arrivato? Non è una provocazione ma una domanda seria, considerando il vespaio di polemiche relative al cosiddetto “albero della famiglia”. È una delle installazioni luminose che animeranno le Luci d’Artista nel centro di Salerno dal 2 dicembre prossimo: un albero-tunnel blu e a forma di cono capovolto.
L’albero è ancora spento, ma ha già attirato la curiosità di turisti e abitanti locali. Passandoci accanto, non passa inosservato alla base il disegno stilizzato di una mamma, un papà e due bambini - un maschio e una femmina - che i genitori tengono per mano. Nulla di più naturale. Quella raffigurata sull’installazione salernitana non è nient’altro che la scena che da secoli si ripete nella quotidianità d’ogni cultura.
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Eppure, qualcuno ha interpretato il disegno in questione come inopportuno. Scherziamo? Niente affatto. In un commento su Il Giornale Locale, la scrittrice Patrizia De Luca descrive la raffigurazione della famiglia come «un dettaglio» capace di «smorzare» il suo entusiasmo per l’installazione natalizia. Ecco allora che la De Luca si prodiga in uno struggente slancio mentale: «Ho immaginato intorno a quell’albero, la bimba che ha perso la mamma, il bimbo che non ha mai conosciuto suo padre, la ragazzina che vive con due papà, li ho visti girare intorno all’albero e attraversarne la pancia nella vana ricerca della rappresentazione di se stessi».
La De Luca elenca situazioni eterogenee, è vero, spesso luttuose o comunque drammatiche. Ma esse, tuttavia, non possono negare la realtà di un bambino e di qualsiasi persona umana: essere stato concepito da un uomo e da una donna. Riconoscere sé stessi non può prescindere da questo dato. Ora, stando a quanto riferisce il Corriere del Mezzogiorno, sarebbe stata avanzata la richiesta di modificare la stilizzazione di quella che è stata definita “famiglia pilloniana” (sic!) chiedendo all’artista «di decorare l’albero con altre figure che si tengono per mano, alternando persone di ogni genere e di ogni età». Risultato scontato: estendere il concetto di famiglia finirebbe per abolire il concetto di famiglia.
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Infine il commento di Antonia Willburger, consigliera comunale e già delegata alla Cultura, offre uno spunto di riflessione che è forse sfuggito ai detrattori della famiglia naturale come paradigma. «Avrei preferito il presepe», ha detto. Ebbene, cos’è il presepe se non la rappresentazione della nascita di Gesù all’interno della Sacra Famiglia? Ricordiamo allora ai fautori dell’innovazione che le Luci d’Artista, in quel di Salerno, sono una manifestazione in onore del Natale, quella festa che celebra la verità di un Bambino accolto e cresciuto nel più classico dei focolari domestici. E ricordiamo inoltre all’artista, in questo momento in cui è sollecitato da chi contesta la sua opera, che la sua raffigurazione della famiglia è tutt’altro che banale. Perché, come insegna George Orwell, «nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario».