23/12/2020 di Luca Marcolivio

Osservatorio pubblicità Roma. Politi (Lega): «Scusa per censurare chi non è gradito»

Un osservatorio sulla pubblicità che, di fatto, rischia di diventare una sorta di organo di censura. L’organo è stato istituito presso Roma e ci vuole poco a capire che la causa scatenante del provvedimento è stata l’ultima campagna di Pro Vita & Famiglia sulla Ru486. La proposta dell’osservatorio è scaturita da un emendamento avanzato dalla consigliera Gemma Guerini (M5S), nell’ambito di una revisione della Delibera 50/2014, che adegua il Regolamento della Pubblicità alle disposizioni nazionali previste dall’ultima legge di bilancio. Il centrodestra ha contestato tale innovazione. Un malcontento di cui si è fatto portavoce in modo particolare il consigliere Maurizio Politi (Lega) che, a Pro Vita & Famiglia, ha espresso la sua posizione in merito.

 

Politi, sembra che tutto parta dalla campagna di Pro Vita & Famiglia. È così?

«È chiaro che l’occasione per istituire questo osservatorio è stata la campagna di Pro Vita & Famiglia, per la quale l’amministrazione comunale ha chiesto la rimozione dei manifesti. La verità è che, in termini generali, siamo di fronte a una commissione che rischia di fungere semplicemente come un Komintern, dove magari i contenuti non graditi alla maggioranza non trovano poi diritto di cittadinanza. Il manifesto di Pro Vita & Famiglia è l’accidentalità di oggi ma la verità è che, a farsi promotori di queste commissioni sono sempre i personaggi più intolleranti. Dal punto di vista dei contenuti, sperano di trovare uno strumento che dia legalità alla loro azione. Tanto è vero che la promotrice dell’emendamento, che ha portato alla creazione di questo istituto è Gemma Guerrini, la stessa consigliera che votò contro la cittadinanza onoraria di Roma a Norma Cossetto, vittima delle Foibe».

C’è quindi il rischio di un revival della censura?

«Chiaramente l’intenzione dei proponenti non è la tutela di alcun diritto fondamentale ma semplicemente quella di censurare chi non è gradito. Noi della Lega ci opporremo in tutti in modi e vedremo di essere presenti anche all’interno dell’osservatorio, di modo che non diventi un affare tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico, che su questo si trovano in piena comunione. Lo faremo proprio per permettere a tutti, nel pieno rispetto di tutti (non si tratta di offendere nessuno), di poter esprimere il proprio messaggio, piaccia o non piaccia a chi governa».

Oltre a questo, che soluzioni ha in mentre l’opposizione?

«Disporremo subito la convocazione di una commissione trasparenza e faremo un accesso agli atti, specie per valutare la questione dei contenuti che l’Osservatorio intende vagliare e, soprattutto, la sua composizione. Quest’ultima è un fattore determinante, non si può scegliere a tavolino che le persone più intolleranti, che oggi occupano gli scranni capitolini in associazione anche con il Partito Democratico, creino un organo finalizzato esclusivamente a veicolare i contenuti a loro graditi. Oggi, a farne le spese, è Pro Vita, domani potrà essere il messaggio di un partito politico sgradito».

Se è vero che PD e M5S non hanno gradito la campagna di Pro Vita & Famiglia, deduciamo che all’opposizione sia piaciuta molto di più. Cosa avete apprezzato di più di questa iniziativa di sensibilizzazione?

«La campagna di Pro Vita & Famiglia trasmette quello che è l’effetto della pillola Ru486, oltretutto documentato scientificamente. È chiaro che si tratta di un tema molto complicato e difficile da affrontare ma questo non implica che il tema non debba essere discusso e che semplicemente si raccontino bugie alle donne, ovvero che prendere quella pillola è come prendere un’aspirina. Non è così: oltre alle evidenze personali su chiunque abbia avuto l’esperienza spiacevolissima di provarla, ci sono evidenze scientifiche sul fatto che provochi effetti contrari alla salute delle donne».

Il fatto che questo farmaco sia legalmente diffuso e somministrato in tutto il mondo, non è quindi la prova della sua bontà?

«La verità è che fa parte di quella campagna generalizzata di banalizzazione totale dell’aborto che viene presa come libertà di scelta. In realtà, non si vuole raccontare la verità alle donne e, soprattutto, non c’è la volontà di affrontare il problema di un serio piano a beneficio di tutte quelle donne che decidono di non abortire per molteplici motivi, laddove lo Stato dovrebbe esserci e dovrebbe sostenerle nel dare alla luce il loro bambino».

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