11/12/2019

Parla Nathaniel che ha cambiato sesso: «Una terribile idea»

In tanti oggi si esprimono sulla pratica della “transizione”, il cosiddetto (e puramente esteriore) “cambio” del sesso, considerandola una soluzione valida per rendere felici coloro che soffrono di disforia di genere, ossia sentono d’essere nati “nel corpo sbagliato”.

Forse, però, è meglio ascoltare chi dell’argomento ne è più che padrone, avendolo provato sulla propria pelle. Un articolo che leggiamo su La Nuova Bussola Quotidiana ci racconta la storia di Nathaniel. Chi la racconta è l’ex trans Walt Heyer, di cui già in passato abbiamo presentato una testimonianza.

Nathaniel, racconta Heyer, «ha detto di essere stato bullizzato dai maschi alle scuole elementari perché era sensibile e preferiva fare i giochi delle bambine. Quando è cresciuto ha scoperto la pornografia su internet, ha sentito parlare del transgenderismo, e come ha detto lui, “mi sono convinto che si trattava di quello che ero”».

Fu così che all’età di 15 anni cominciò a rivolgersi ad una clinica e, invece di essere aiutato a riscoprirsi uomo, ha iniziato pian piano ad isolarsi ed a chiudersi sempre più in sé stesso. A 18 anni diedero il via agli interventi chirurgici «per dare ai suoi genitali una parvenza femminile e, in seguito a complicanze, ha dovuto operarsi nuovamente per poi sottoporsi ad un terzo intervento di chirurgia plastica che rendesse il suo volto più femminile».

Ed ecco, a nove mesi dagli interventi, cosa pensa Nathaniel della situazione: «Ora che sono guarito dagli interventi chirurgici, me ne pento. Il risultato dell'intervento chirurgico sembra nella migliore delle ipotesi un lavoro di taglia e cuci alla Frankenstein, il che mi ha fatto pensare criticamente a me stesso. Mi sono trasformato in un facsimile chirurgico di una donna, ma sapevo di non esserlo. Sono diventato (e in parte, lo sono ancora) profondamente depresso».

Si era rivolto per chiedere aiuto, un aiuto psicologico, e lo hanno convinto che poteva essere ciò che voleva. Ma questo, biologicamente parlando, non è possibile. E così, pian piano, lo hanno spinto a “risolvere” con trattamenti ormonali e chirurgia una sofferenza che, invece, era puramente psicologica. Ed ora è rimasto mutilato e deluso.

«Il 41% dei transgender, secondo un sondaggio nazionale, hanno tentato il suicidio. La percentuale di tentati suicidi tra i transgender è venticinque volte maggiore del tasso di tentativi di suicidio (1,6 per cento) tra la popolazione generale», spiega Heyer. E, dunque, il “cambio” di sesso cos’avrebbe risolto?

 

di Luca Scalise

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.