Come ben sappiamo, il 23 aprile anche la Francia si è dotata di una legge (legge Taubira), che legalizza matrimonio ed adozioni gay e che è stata denominata “Mariage pour tous” (matrimonio per tutti). Da venerdì scorso 17 maggio è arrivato anche il sì della Corte Costituzionale francese che ha giudicato la legge conforme alla Costituzione: da giugno quindi potranno celebrarsi i primi matrimoni gay.
La maggior parte dei media italiani ha accolto con entusiasmo la legge francese nata per «combattere una discriminazione», giudicata come un passo avanti verso l’uguaglianza e il riconoscimento dei diritti di tutti, senza discriminazioni di genere; i tg, per testimoniare l’entusiasmo del popolo francese, ci hanno fatto vedere il «fiume di manifestanti» dei molti sostenitori della legge riversata per le strade di Parigi «per la legalità e contro l’omofobia».
Con un po’ di disappunto si è parlato – poco – invece del fiume ben più grosso formato dal popolo della “Manif pour tous”, la manifestazione per tutti, organizzazione che si oppone alla legge sul matrimonio gay: più di un milione di francesi descritti come omofobi, oscurantisti, cattolici integralisti «resi ancora più aggressivi dalle recenti dichiarazioni di Benedetto XVI», e cioè famiglie con bambini, giovani pacifici, omosessuali contrari al matrimonio tra gay, hanno manifestato in diversi modi in più parti della Francia.
Devono essere stati veramente “aggressivi” e “violenti” i 66 ragazzi arrestati il 14 aprile e trattenuti al commissariato per 17 ore in condizioni indegne per aver preso parte ad una veglia pacifica e silenziosa davanti all’Assemblea; e che dire dello scostumato Franck Talleu, fermato il primo aprile, portato alla questura e multato perché aveva accompagnato i figli al parco indossando la felpa omofoba e «contraria ai buoni costumi» con il logo de “La manif pour tous”: una famiglia composta da mamma, papà e due figli che si tengono per mano. Sono solo alcuni dei casi in cui queste pacifiche azioni di protesta sono state represse, anche con la violenza, dalla polizia.
“Ogni nato ha bisogno di una mamma e di un papà”, “Paternité, maternité, diversité”. Sono questi gli slogan “pericolosi” per la patria della “Liberté, egalité, fraternité” concetti che, evidentemente, il governo francese è tornato ad intendere alla maniera di Robespierre.
Che cosa sta succedendo in Francia? Ce lo racconta la lettera di Isabelle, una donna francese che sta vivendo questi difficili momenti in Francia. La lettera è stata pubblicata sul blog di Costanza Miriano grazie ad una lettrice italiana, amica della donna francese.
La riportiamo qui sotto parzialmente, dove troverete anche alcuni link per informarvi meglio sulla reale situazione francese e il video della scandaloso trattamento riservato ai pacifici manifestanti.
Cari amici,
Per rispondere ai messaggi ricevuti da alcuni di voi, provo a raccontarvi cosa sta succedendo qui in Francia. Non sono sicura che i media in Italia, come i nostri, ne diano un’immagine giusta e completa.
Scusate in anticipo la lunghezza e l’italiano!
Come sapete, il governo (…) ha messo in atto la promessa (…) di aprire il matrimonio e l’adozione alle coppie omosessuali. Questa legge è stata inizialmente chiamata « Mariage Pour Tous » (Matrimonio Per Tutti), cercando di nascondere il fatto che includesse anche l’adozione; (…) mentre nei primi sondaggi sembrava che una maggioranza fosse a favore della legge (…), oggi una maggioranza si dichiara contro l’adozione per coppie omosessuali.
Il dibattito è stato inizialmente totalmente soffocato dallo stato e dai media: a sentirli, tutta la Francia era unita e entusiasta di questa legge; quando, lentamente e in particolare grazie ad internet, è diventato evidente che non era cosi, si è cercato di dire che chi si opponeva era un pugno di cattolici omofobi e fascisti (i tre insulti ormai più gravi della nostra società, quelli dai quali un uomo non si rialza)…
La manipolazione dell’informazione, cosi come la violenza della repressione contro le pretese violenze, ha raggiunto livelli che credevamo impensabili in una democrazia come la nostra.
La legge è stata prima studiata e approvata davanti all’Assemblée Nationale poi davanti al Senat (seconda camera; lì sembra che la votazione, che è passato solamente grazie a due voti, abbia avuto luogo in condizioni assurde: in un momento inaspettato, a mano alzata, con partecipazione del presidente della camera che per tradizione si astiene…). Di fronte al crescere della protesta, il calendario è stato poi accelerato perché il progetto di legge ritornasse immediatamente davanti all’Assemblée Nationale per il voto finale, che ha portato all’approvazione della legge il 16 aprile. (…)
Siamo ovviamente molto amareggiati e preoccupati sia della legge e delle ideologie che la sostengono (gender, ecc), sia dell’atteggiamento dello stato. Ma se tutto questo ha permesso quello che stiamo vedendo nascere, penso che, in fondo, ne valga la pena!
Subito dopo le elezioni, un collettivo, chiamato La Manif Pour Tous, si è formato per cercare di impedire la legge, informando la gente, contattando i deputati e il governo e organizzando manifestazioni di varie forme. E’ composto di varie associazione cattoliche, ma anche di associazioni di omossessuali che si oppongono alla legge (sono tanti), di associazioni di sinistra, di musulmani…
Le prime manifestazioni di strada hanno riunito più di cento mila persone; ma il movimento si è rapidamente ampliato, nonostante il silenzio totale dei media; il 13 gennaio eravamo tra le gli 800.000 e e il milione e duecentomila persone, e altrettante il 24 marzo. Solo da questa ultima data, i media hanno cominciato a prendere atto di quanto succedeva (…) e hanno cominciato a rendere conto di questa reazione e a dare la parola a esponenti del collettivo – anche se si cerca molto spesso di ridicolizzarli in tutti i modi.
Un’altra grande manifestazione si prepara per il 26 maggio.
Queste manifestazioni trascinano persone di tutti tipi (…) in un’atmosfera di festa e di pace determinata che stupisce tutti, dai giornalisti alla polizia.
Ieri, tra le varie testimonianze durante una manifestazione locale, un omosessuale che, fino a qualche settimana fa militava nella LGBT (…) a favore della legge (…) dice di aver incontrato omosessuali del collettivo opposti alla legge, di aver discusso con loro, e di essersi sentito compreso e accolto come da nessuna parte… ha cambiato idea e campo di battaglia!
Inoltre, dalla settimana dell’approvazione in Parlamento, sono nati a Parigi movimenti spontanei, che si stanno espandendo in tutto il paese e all’estero:
1) Alcune mamme, che si sono chiamate les Mères Veilleuses, per gruppo di 10, si danno il turno ogni 24 ore per “veiller” (vigilare) in posti significativi nelle varie città: in modo pacifico, incontrano chiunque voglia conoscere le loro ragioni. (…)
2) Gli « Hommen » imitano – al contrario – le Femen nelle loro azioni a sorpresa e messe in scena.
3) Ma soprattutto i « Veilleurs » : sono un gruppo di giovani ragazzi che, davanti alle violenze nate dopo alcune delle manifestazioni nei giorni dell’approvazione della legge, hanno voluto esprimere anche la loro disapprovazione, ma in modo pacifico: ogni sera da tre settimane, si trovano in un posto bello di Parigi (il loro slogan è la frase di Dostoievski : « La bellezza salverà il mondo » !), per « Veiller » (vigilare): si siedono per terra davanti a candele, indifferenti a pioggia e freddo, e ascoltano poesie, riflessioni di autori, canti lirici, brani di musica (il tutto dal vivo), intercalati da canti sottovoce e momenti di silenzio, o riflessioni scritte da loro o fatte da invitati sulla situazione attuale e la legge. (…)
Incuriosita e desiderosa di capire veramente chi erano, ho partecipato ieri alla loro veglia. Ho visto dei ragazzi giovanissimi (…) con dei leader di una maturità e di una determinazione stupefacente. Siamo stati seduti per due ore nella modalità che ho descritto. Poi ci siamo alzati e incamminati, sempre con candele e canti, verso una destinazione sconosciuta (…): abbiamo scoperto dopo che l’obiettivo era la Place Vendôme, dove si trova il palazzo di giustizia.
Erano le 23.30, tanti « Veilleurs » erano già andati a casa, ed eravamo ormai circa 200. Dopo qualche centinaia di metri, siamo arrivati sugli Invalides, dove ha avuto luogo la maggior parte delle Veglie precedenti… lì ci aspettavano i Gendarmes! Abbiamo visto correre contro di noi centinaia di militari super armati, con casco e scudo, e nel giro di qualche secondo eravamo accerchiati da un muro. Una scena surreale, se si pensa alla tranquillità del gruppo che avevano di fronte ! (…) Verso l’una e mezza, i CRS (la polizia anti sommosse) ha dato il cambio ai Gendarmes, che se ne sono andati.
(…) Non so cosa succederà nei prossimi tempi, come si evolverà. Sicuramente il governo spera che l’approvazione definitiva della legge stroncherà queste varie manifestazioni. Può darsi che abbia ragione. Oppure no.
Comunque non potrà togliere il fatto che si è alzato un popolo, per dire « io », testimoniando di una diversità di mentalità e di cultura ormai indecifrabile dall’intelligentsia al potere, ma disposto a tutto per non farsi omologare, per rimanere se stesso. (…)
Aggiungo una cosa personale: spesso ci interroghiamo nel movimento, qui, sul significato della nostra presenza, cosi piccola e in apparenza poco feconda. (…) Oggi, in questo istante, mi sembra che il nostro compito nell’esser stati messi qui sia di testimoniare quello che vediamo : « cio’ che i nostri occhi hanno visto, i nostri orecchi hanno udito… ».
Isabelle
di Rossella Rumore