Un passo avanti nell’opera di distruzione della famiglia naturale, una viscida apertura alla pedofilia, dietro l’ipocrita patina dell’apparente uguaglianza e parità di diritti
Uno scrosciante applauso che ha attraversato trasversalmente quasi tutti gli scranni parlamentari ha accompagnato l’approvazione dell’ennesimo provvedimento legislativo il cui obiettivo esplicito, dietro l’apparente quanto ipocrita patina dell’uguaglianza e della parità dei diritti, è quello di continuare l’opera di distruzione della famiglia naturale. Chiariamo subito, senza tante circonlocuzioni: hanno avviato la depenalizzazione dell’incesto. Sì, proprio così: è stata definitivamente approvata la legge presentata verso la fine del 2012 con cui viene riconosciuta la parità tra tutti i figli: anche quelli frutto di relazione incestuosa. 366 voti favorevoli (praticamente tutta la Camera dei Deputati), 31 contrari e 58 astenuti: questo l’esito della votazione che ha portato all’abolizione del divieto di riconoscimento dei figli incestuosi.
Dietro l’esultanza trans parlamentare e l’unanime battimani di oves et boves, ci sono state dichiarazioni del tipo: “Mai più figli divisi in categorie di serie A e di serie B. Da oggi esistono solo figli senza aggettivi. Finiscono i drammi umani che ci sono stati nel passato.
Non esistono più aggettivi vicino alla parola “figlio”, ma “figlio” e basta. È un fattore di civiltà” (Enrico Letta); “Grande prova di civiltà” (Carfagna), “Il Parlamento ha votato una legge di umanità e civiltà” (Turco); “L’unico atto per il quale sarà ricordata questa legislatura” (la radicale Poretti, ovviamente promotrice della legge); “Ora tutti i bambini saranno uguali” (Della Vedova); “Abbiamo finalmente raggiunto un risultato storico in materia di diritti civili, archiviando norme odiose fondate su un anacronistico senso della morale” (Giulia Bongiorno).
Ma la vera strategia, palesemente presentata dalla suddetta senatrice Poretti, è tutta racchiusa nella relazione introduttiva di un parallelo disegno di legge: «Depenalizzazione dei delitti contro la morale della famiglia», con cui si chiede l’abrogazione (e quindi si legalizza de facto) del reato d’incesto. Dice la Poretti in questa relazione: “I due articoli che s’intende abrogare, art. 564 (Incesto) e art. 565 (Attentati alla morale familiare commessi col mezzo della stampa periodica), marchiano il nostro codice penale di un reato contro la morale di cui non si capisce l’utilità […]”. A parte il fatto che i figli incestuosi non riconoscibili godevano già di una significativa tutela (mantenimento, istruzione, educazione, alimenti se maggiorenni; diritto a un assegno vitalizio in caso di morte del genitore naturale), il lettore, anche scevro da ogni formazione giuridica, può ben capire le aberranti conseguenze del riconoscimento della famiglia incestuosa e della depenalizzazione dell’incesto: gli adulti (padri, madri, zie, zii, nonni, nonne) possono tranquillamente unirsi sessualmente con propri consanguinei minori di età o comunque molto più giovani di loro, senza più timore di alcuna conseguenza penalmente rilevante. Ad abundantiam chiariamo, cari lettori, che tra gli osanna parlamentari così si sdogana bellamente la pedofilia tra le mura domestiche.
Mi (vi) chiedo: ma come si fa a considerare una conquista di civiltà l’autorizzazione all’unione carnale tra un padre e una figlia o tra nonno e nipote e, vieppiù, a conferire la potestà genitoriale, dietro assenso del giudice, a chi ha abusato della figlia o della nipote? Per non parlare dei casi di familiari adulti affetti da vari disturbi e perversioni sessuali… Ma tutte queste valutazioni, a quanto pare, sono sfuggite a lor signori che siedono a Roma: veramente al peggio non c’è mai fine.
di Giampaolo Scquizzato