Le reti pedofile attive nel dark web sgominate durante i recenti giri di vite possono sicuramente suscitare scalpore nell’opinione pubblica ma ormai non sono fatti più tanto nuovi e, oltretutto, rappresentano soltanto la punta dell’iceberg di un fenomeno ormai tragicamente radicato. Si continua a fare sempre troppo poco ma il dato più inquietante è nella crescente indifferenza verso una piaga che, al contrario, non dovrebbe lasciare indifferente alcuna famiglia. «Non sono preoccupato, sono preoccupatissimo», ha dichiarato senza remore a Pro Vita & Famiglia don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente di Meter Onlus, che, come gli anni passati, ha lanciato la sua campagna per la sicurezza dei bambini nelle spiagge e nei luoghi di villeggiatura.
Don Fortunato come commenta le inchieste avviate in Piemonte e Toscana? La maggior parte degli indagati sono minorenni…
«Quanto è successo è nulla rispetto alla totalità del fenomeno. Tra la gravità dei fatti e la banalizzazione degli abusi, senza rendercene conto, abbiamo creato dei mostri. Non tutti quei minori abusavano sessualmente di bambini, alcuni traevano utilità da quegli abusi. Dal nostro punto di vista, è successo qualcosa che non può essere ridotto a semplice fatto di cronaca che tra dieci giorni dimenticheremo. Stiamo parlando di qualcosa di estremamente grave e, se questi minori non hanno capito la gravità di quello che hanno compiuto, ciò la dice lunga su una società che ha davvero banalizzato il male, gli abusi e le violenze. Se dei minori vedono dei loro coetanei che abusano di bambini e non protestano, nemmeno nelle loro coscienze, ma, al contrario, ci guadagnano pure, dobbiamo chiederci sul serio cosa abbiamo innestato nei cuori di questi ragazzi. Possono dire quello che vogliono e criticare quanto vogliono, possono anche dire che facciamo allarmismo ma io non sono preoccupato… sono preoccupatissimo. Mi preoccupa questa ormai totale ingestibilità del dark web, che garantisce il totale anonimato degli utenti. Se ogni tanto arrestano o indagano qualcuno è per casualità, perché colgono qualche elemento utile ad approfondire. In questa storia, la responsabilità dei colossi del web è enorme, non possono credere di appellarsi alla privacy degli utenti: i server e i provider utilizzano un codicillo facendo leva sulla spontanea volontà degli utenti, avendo così elementi per individuare questi soggetti. Il dark web, ovviamente, non è soltanto negativo, però ormai sta diventando un mondo parallelo, eppure reale».
Molti bambini vittime di abusi non vengono più ritrovati: quale potrebbe essere il loro destino?
«Se lo sapessimo, saremmo già più confortati. Meter ha segnalato 268 video, riguardanti 268 bambine abusate. Parliamo quindi di 268 predatori pedofili che hanno abusato di queste bambine e alcuni di loro si lasciano anche vedere in faccia mentre lo fanno!».
Non c’è più vergona sociale…
«Assolutamente no! Ma non c’è più nemmeno una reazione sociale, così come non ce n’è per i bambini abortiti, al di fuori di alcuni “bacchettoni cattolici” che ritengono non siano grumi di cellule ma esseri umani. Tra i 268 abusati vi sono persino dei neonati e nessuno dice una parola. Non sappiamo che fine facciano tutti i bambini abusati ma una cosa è certa: anche a distanza di molti anni, loro rimangono “stuprati dentro”. L’abuso sessuale è un danno permanente nella vita di una persona e non lo sto dicendo per fare accademia. La domanda è: perché nessuno alza la voce, cosa è andato perduto nella società, cosa non ha funzionato o non sta funzionando? Abbiamo sporto circa 64mila denunce formali in mezzo mondo, tuttavia di queste 64mila, quante indagini sono state avviate? Non basta chiudere i siti, non basta cancellare video o foto. Per ogni persona che ha compiuto abusi su minori, ve ne sono due che hanno filmato quell’abuso, altre tre che l’hanno divulgato, quattro che l’hanno commercializzato…».
D’estate, in vacanza con i genitori, i bambini sono più al sicuro o bisogna comunque fare attenzione ai malintenzionati?
«Abbiamo appena lanciato la nostra campagna per un’estate più sicura. È un pro memoria che riproponiamo ogni anno, con regole semplici ad uso dei genitori. Il problema è che i pedofili si recano ovunque ci siano molti bambini. Se girano in spiaggia, c’è chi potrebbe fotografarli: è il cosiddetto “pedo-soft”, non c’è violenza esplicita ma i pedofili godono della presenza dei bambini, fanno di tutto per ottenerli. Anche una semplice foto con il costumino, può diventare un oggetto erotico. Va quindi evitato di postare immagini di bambini sui social, essere riservati e prudenti, evitare situazioni di particolare esposizione per i propri figli. In realtà i suggerimenti che diamo sono regole talmente elementari e banali che – in teoria – non dovremmo neppure ricordarle».