19/06/2015

Per la famiglia, il 20: tutti in piazza, sia i “duri” che i “teneri”

Abbiamo detto in tante circostanze che questa occasione di scendere compatti in piazza per la famiglia, per fermare il ddl Cirinnà, per fermare i progetti gender nelle scuole non va sprecata.

Chi dice che la posizione del Comitato “Difendiamo i nostri figli” è troppo morbida, chi dice che è troppo dura e intransigente: a tutti facciamo appello affinché si guardi all’essenziale: far sentire la presenza della gente, di tanta gente, che ancora crede nei valori su cui si basa la civiltà.

Marco Guerra, su Intellego News ha intervistato il portavoce del Comitato “Difendiamo i nostri figli”, Massimo Gandolfini.

“Non è il momento dei distinguo. Ai tiepidi e ai perplessi ricordo che la piazza serve a farci sentire, mentre a chi vuole il muro contro muro dico che questa è una manifestazione propositiva, ma anche che ci opporremo con tutte le nostre forze al ddl Cirinnà”. All’indomani della presentazione della manifestazione nazionale “Difendiamo i nostri figli”, che si terrà il 20 giugno a piazza San Giovanni a Roma per fermare la “colonizzazione ideologica” della teoria Gender nelle scuole, il presidente del comitato promotore, Massimo Gandolfini, sentito da IntelligoNews, torna a rivolgersi ai tanti cattolici e laici che si interrogano sui tempi e i modi di questo evento che torna a mettere la difesa della famiglia al centro del dibattito pubblico.

– Professor Gandolfini, perchè la necessità della piazza in questo momento?

– «Andare in piazza serve, ci vuole una grande manifestazione visibile per realizzare quello che uno sente dentro, per guardarsi negli occhi con chi condivide i tuoi stessi valori e propositi. E poi il mondo della politica, al quale naturalmente ci rivolgiamo, è molto attento a come si muove l’opinione pubblica. La mobilitazione ha infatti lo scopo di dare voce alla maggioranza silenziosa dei cittadini italiani che non condividono la destrutturazione della famiglia e l’educazione dei bambini in ordine alle teorie del gender. Queste istanze comuni si traducono in un’azione propositiva che farà un forte pressing sul legislatore».

– Altre realtà dell’associazionismo laico e cattolico preferiscono tenere un profilo più basso e contestano la tempistica della manifestazione pur condividendo le finalità...

– «Davanti a queste rimostranze io pongo questa domanda: scusate ma peggio di così cosa ancora deve succedere? Abbiamo visto che il divorzio breve è passato con una sola votazione anche grazie ai voti di tanti politici di estrazione cattolica. Nel frattempo c’è chi continua a voler insinuare nei programmi scolatici teorie che propugnano l’indifferentismo sessuale dei bambini. Noi siamo un movimento che nasce dal basso, con le proprie forze, che si è limitato ad intercettare per tutto il Paese il disagio delle famiglie colpite dalla manipolazione ideologica dei loro figli. Noi abbiamo detto loro “non vi lasciamo soli” e “uniti si può fare tanto”, un messaggio lanciato anche alla Chiesa a cui offriamo il nostro aiuto, dopo che in passato tanto siamo stati aiutati dalla Chiesa su questi temi».

– Dall’altro canto si registrano anche tanti commentatori che, invece, ritengono troppo debole la vostra presa di posizione contro i tentativi del governo di sovvertire il diritto di famiglia e che vorrebbero una manifestazione del 20 giugno più orientata alla contestazione del ddl Cirinnà sulle unioni civili di persone dello stesso sesso, dietro al quale si nasconde la stepchild adoption...

– «Allora chiariamo subito che la nostra non è una manifestazione contro le persone omosessuali ma contro le ideologie. Noi vogliamo occupare uno spazio di libertà lasciato vuoto dai politici, rappresentando la stragrande maggioranza dei cittadini ai quali è stata tolta ogni possibilità di influire sul processo decisionale. Detto questo, faccio osservare che se diciamo che l’innocenza dei bambini non va violata da teorie che vorrebbero destrutturare la loro identità sessuale, se affermiamo che l’origine primigenia di ogni essere umano risiede in un uomo e una donna e che ogni bambino ha il diritto ad avere un padre a una madre, diciamo esplicitamente che siamo contrari al ddl Cirinnà laddove questo disegno di legge parifica le unioni civili di coppie omosessuali al matrimonio. È chiaro poi che se passa il ddl Cirinnà di fatto entrerebbe nelle scuole un’educazione di gender basata sui nuovi modelli di famiglia. Insomma, noi non vediamo una dicotomia tra la lotta contro la teoria del gender e la contrarietà alle unioni civili. Sono due anelli della stessa catena. E chi ci accusa di avere in testa solo il gender lo informo che dal palco di piazza San Giovanni avremo sicuramente un intervento dedicato ai rischi legati al ddl Cirinnà. Comunque a tutte le realtà che nutrono queste perplessità nei confronti della manifestazione del 20 giugno, dico che questo non è il momento di fare distinguo ma di esprimere un grande unità».

– Tra l’altro se passa la Cirinnà c’è da attendersi un successivo intervento della Corte di Strasburgo che chiederà la completa equiparazione tra le due forme di matrimonio...

– «Esattamente, io sono stato in Commissione giustizia in Senato dove ho presentato un disegno in opposizione ddl Cirinnà che sottolinea che le convivenze non possono essere equiparate ai matrimoni. In quell’occasione mi fecero notare che la legge Cirinnà non prevede le adozioni, allora io risposi che non siamo mica cretini e che sappiamo benissimo che dal momento che vengono creati due tipi di famiglie, la Corte Costituzionale piuttosto che quella europea il giorno dopo l’approvazione della legge interverrebbero dicendo che uno di questi due tipi di istituti familiari non può essere discriminato in ordine alle adozioni, perché non godrebbe della pienezza del diritto. Quindi, se chiamiamo famiglia una convivenza omosessuale a cascata arriveranno tutti i diritti che conosciamo».

– Insomma in ballo c’è la stessa antroplogia umana come l’abbiamo conosciuta dall’origini ai giorni nostri?

– «Di sicuro in ballo c’è la destrutturazione della famiglia e di fronte abbiamo un nemico fortissimo sostenuto da lobby molto potenti, noi siamo un popolo che nasce dal basso senza patrocini economici dell’Europa e dell’Oms, quindi, ribadisco, al di là dei distinguo è il momento di affrontare questa sfida con tutte le forze di cui disponiamo. Abbiamo a che fare con gente che usa due armi: la menzogna e la maschera. Perché tutte queste ideologie sono mascherate nella lotta al bullismo, che noi condividiamo ma vogliamo affrontare con corsi di educazione civica in cui si insegna la nostra bella Costituzione che negli articoli 3, 29 e 30 afferma che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale, riconosce la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio e sancisce che è un dovere e diritto dei genitori istruire ed educare i figli».

– Ma lei, da affermato neurochiururgo, per quale motivo ritiene così pericolosa la teoria del gender?

– «Perché significa annullare essere maschio e femmina, perché separa il dato naturale da quello culturale affermando che non c’è alcuna corrispondenza tra l’identità sessuale e la strutturazione della personalità, e che quest’ultima deriva solo da scelte personali. Tutto questo crea una ferita profonda nei bambini. Tutta la letteratura mondiale da Freud in poi ha sempre detto, invece, che il bambino nel processo di strutturazione della personalità richiede di un momento identificativo nei confronti del genitore di uguale sesso e una strutturazione diversificativa nei confronti del genitore di sesso diverso. Se viene a mancare una delle due figure è chiaro questo processo subirà un danno. Quando alcuni movimenti Lgbt affermano che è scientificamente provato che due genitori omo posso svolgere le stesse funzionalità di un padre e una madre si basano in realtà su ‘self report’, ovvero su studi realizzati con questionari a cui rispondono coppie omosessuali che, naturalmente, nell’autorappresentarsi si raccontano solo in positivo. Insomma, sono ricerche commissionate dalle stesse associazioni Lgbt che di scientifico non hanno niente».

– Per concludere torniamo alla manifestazione, voi avete spiegato che questo non sarà un altro Family day. Eppure la strategia di Ruini fu vincente, perché non ripercorrerla?

– «Rispetto al 2007 è cambiato tutto il contesto storico e le condizioni sociali del nostro Paese quindi non ci sono le condizioni per riproporre un Family day con quella formula. Ad ogni modo le parole del Papa di ieri ai vescovi portoricani sulla bellezza del matrimonio messa in pericolo dall’ideologia gender ci dicono che stiamo sulla strada giusta e ci danno un grande incentivo a proseguire. Vedrete sarà una bella festa di popolo che mostrerà la bellezza della famiglia».

Marco Guerra

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