Sulla vita e sulla famiglia, Adinolfi ha tenuto a Trento una conferenza dal titolo “la forza rivoluzionaria della tenerezza”, di fronte a un folto pubblico presente in sala, in un sabato pomeriggio diverso dal normale.
Mario Adinolfi, autore di “Voglio la mamma” (alla seconda edizione) e direttore del neonato giornale pro-life “La Croce”, da oltre un anno intraprende un viaggio – sul web, sulla sua Smart rossa, sulla carta stampata… – in difesa della vita e della famiglia, contro “i falsi miti di progresso”. “Le persone – sostiene Adinolfi – non sono cose, i figli non si pagano, gli uteri non si affittano, i malati non si ammazzano e ai più deboli (nascituri, bambini, donne in particolare se bisognose, anziani e sofferenti) dev’essere riconosciuto il massimo della tutela”.
Il titolo dell’incontro con il giornalista ex PD, organizzato dal Movimento per la Vita e dalle associazioni pro-life della città in occasione della trentasettesima Giornata per la Vita, era “La forza rivoluzionaria della tenerezza”, secondo quanto scritto dai vescovi nel loro consueto messaggio: “Quando una famiglia si apre ad accogliere una nuova creatura sperimenta nella carne del proprio figlio la forza rivoluzionaria della tenerezza e in quella casa risplende un bagliore nuovo non solo per la famiglia, ma per l’intera società”.
Al giorno d’oggi è molto difficile e assolutamente controcorrente affermare la (misteriosa) bellezza della vita, in ogni suo stadio. Eppure Adinolfi è contro l’aborto e sostiene che “la 194 non è una buona legge perché consente l’interruzione volontaria di gravidanza. [...] Se fossi in un orizzonte di ‘bacchetta magica’, in cui posso decidere io, abolirei la 194 domani. Poi prendo atto che non ho la bacchetta magica, non decido io; devo sempre fare quello che posso e tutti noi dobbiamo fare quello che si può nelle condizioni date, e quindi dobbiamo batterci.
Ma la battaglia da fare [...] è fare cultura della Vita, cioè spiegare alle donne che abortire è una scelta semplicemente di morte e dunque è una scelta priva di qualsiasi speranza“.
Il direttore de “La Croce” è anche contro l’eutanasia e si oppone la pratica schiavistica – per la donna gestante e per il bambino, che diventa oggetto di compravendita – dell’utero in affitto, raccogliendo contro di essa anche firme per la richiesta di una moratoria, che verranno presentate all’ONU. Inoltre, sostiene la famiglia fondata sull’unione stabile tra un uomo e una donna potenzialmente aperti alla procreazione e ribadisce la centralità della figura della donna e l’immensa bellezza e importanza dell’essere madre. Tutti discorsi poco alla moda, eppure Mario Adinolfi li fa, e con lui tante altre persone, riunite in un popolo sempre più numeroso e più cosciente.
Questa testimonianza è quanto mai necessaria e lo è soprattutto in Trentino, dove in Consiglio Provinciale è in discussione un ddl contro la cosiddetta “omofobia” che, dietro la pretesa di “opporsi alle discriminazioni”, vorrebbe insinuare l’idea che essere uomini o donne è essenzialmente frutto di una libera scelta, svincolata dal dato biologico, e che la portata culturale degli stereotipi è un vincolo retrogrado che è giusto smantellare. Il tutto in favore dell’affermazione dell’ideologia del gender a ogni livello della società trentina, a partire dagli organi scolastici.
Un disegno di legge contro il quale i partiti di minoranza stanno opponendo dati e statistiche e che Mario Adinolfi ha commentato con queste parole: “La battaglia compiuta dalle forze di opposizione è molto importante. [...] Il Trentino è probabilmente un laboratorio: tentano la forzatura qui per poi portare quella forzatura a livello nazionale, questo è un motivo per cui ha ancora più valore la resistenza“.
L’incontro di Trento, che come si diceva è stato coronato da una massiccia adesione da parte della cittadinanza, infonde speranza e dimostra ancora una volta che saper argomentare razionalmente e a suon di numeri le proprie idee è una strategia vincente. Tutto il resto è frutto de “la forza rivoluzionaria della tenerezza”.
Giulia Tanel