Una proposta concreta per valorizzare la maternità, frenare la denatalità, ridurre gli aborti: per la vita, per la famiglia, per il futuro di questa nostra società, altrimenti avviata sul viale del tramonto.
La Comunità Papa Giovanni XXIII ha proposto una petizione che invitiamo a sottoscrivere e a far circolare, per dare uno stipendio a ogni mamma.
Sabato prossimo 21 febbraio si svolgerà a Bologna un convegno per presentare pubblicamente la proposta e aprire il dibattito: è il primo evento pubblico a livello nazionale dedicato ad approfondire questa proposta, lanciata due mesi fa dal responsabile generale Paolo Ramonda (successore di don Oreste Benzi).
Questo il programma.
Per approfondire si può leggere questo articolo dell’Avvenire, in cui Lucia Bellaspiga chiede a Renzi: “Caro Matteo, agli 80 euro aggiungi uno zero”. Nello stesso pezzo Ramonda spiega:«A una vera emergenza occorre rispondere con una scelta forte e precisa. Come diceva il nostro fondatore, don Oreste Benzi, la mamma che fa soltanto la mamma lavora, anzi il suo è il lavoro con la ‘L’ maiuscola. Senza figli non si va da nessuna parte, vogliamo dire ai politici di smettere di fare convegni sulla famiglia ma di dare uno stipendio alla maternità (o alla paternità), solo così l’economia prenderà il volo e il Paese ripartirà».
Anche i conti, per finanziare questa spesa sociale, tornano: “Le mamme con bimbi fino a 3 anni sono circa 1,6 milioni; se, a partire dalle più bisognose, si desse loro un contributo mensile di 800 euro netti, la spesa totale sarebbe di 14 miliardi l’anno e il modo per reperirli è presto detto: 3 miliardi ci sono già, in quanto corrispondono alle attuali erogazioni dell’Inps a favore della maternità e «finanziare con questo importo lo stipendio alle mamme eviterebbe sovrapposizioni tra i due contributi». Altri 5 miliardi derivano dalla rimodulazione degli attuali 80 euro al mese, oggi a favore anche delle classi medie con più di un reddito: «Si potrebbero escludere i single e le coppie senza figli a carico, ovvero circa la metà degli attuali beneficiari». Un altro miliardo si ricava dai tagli al costo della politica, che è pari all’1,5% del Pil (mentre le politiche a favore della famiglia sono solo l’1,2% del Pil, addirittura la metà della media europea!): «Basterebbe limare gli stipendi dei consiglieri regionali e dei parlamentari per recuperare agevolmente il miliardo». Infine gli ultimi 5 miliardi arriverebbero dalle transazioni finanziarie, tassate con un’aliquota dello 0,05%.
Redazione