01/01/2014

Perchè le donne decidono di abortire?

Una delle cose che maggiormente infastidisce quella categoria di donne “pro-choise” anche se non spiccatamente femministe, sono gli uomini che parlano della nefandezza dell’aborto per motivi di ordine strumentale, di cui il massimo esempio sono taluni politici.

A queste donne, secondo l’articolo “Why do women really want abortion?”, pubblicato sul sito Lifenews.com, disturba il fatto che molto spesso gli uomini di cui sopra si limitano a parlare di regolamentazione dell’aborto e del valore della vita solo per meri fini elettorali, senza aver mai nemmeno cercato di immedesimarsi e comprendere la situazione

Non si vuole di certo giustificare la scelta di interrompere la gravidanza ma capire il motivo che porta centinaia di migliaia di donne all’anno a questo punto permetterebbe di avere ulteriori strumenti per combattere il fenomeno. Strumenti concreti, che incidono sulla vita di tutti i giorni e non solo sul piano etico.

Dai sondaggi condotti tra la popolazione femminile, il 42% delle donne che hanno abortito dichiarano che la ragione era da ritrovarsi nel loro status sociale di nubiltà ed il 38% che il bambino avrebbe interferito con il percorso di formazione scolastica o lavorativo. In misura minore vi è l’instabilità della relazione da cui il bambino verrebbe a nascere. Solo dopo i rischi per la salute fetale e materna.

Il fattore cosiddetto sociale, come si vede, è molto presente.

Nell’articolo vengono indicate tre le vie maestre, strettamente collegate tra loro in una dinamica sinergica, per poter raggiungere la valorizzazione della vita nascente: impostare normative restrittive in materia di aborto, cambiare radicalmente la percezione razionale, scientifica ed emotiva nei confronti del bambino nel ventre materno ed eliminare le ragioni concrete che portano una donna a voler interrompere la gravidanza.

La prima via, quella legislativa, se non viene affiancata nel percorso formativo della seconda e dal disegno politico sociale della terza, non può avere affetti duraturi: non è sufficiente, quindi, rendere l’aborto penalmente rilevante. Si deve fare quel passo in più. Come non è bastevole a se stesso limitare al minimo le problematiche economiche/familiari con una incisiva valorizzazione del welfare state: vi sarà sempre una grossa percentuale di donne che, anche a fronte di inesistenti problemi concreti, decidono di abortire.

Come in un rapporto dialettico, i tre piani (legale, formativo e sociale) devono raggiungere una sintesi.

Le Istituzioni devono porre in essere politiche atte a favorire la natalità, la scienza e l’informazione diffusa devono portare avanti la consapevolezza dell’esistenza di una nuova vita sin dal concepimento ed il diritto deve tirarne le conseguenze penali in caso di interruzione.

Redazione

Leggi l’articolo su LifeNews.com.

 

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