Non ci possiamo certo accontentare, ma possiamo sperare e tirare un piccolo sospiro di sollievo: l’Assemblea Nazionale del Québec, la scorsa settimana, non ha approvato la legge che consente il suicidio assistito. La macchina procedurale si è inceppata e – nonostante la richiesta dei proponenti di accelerare i tempi – l’assemblea legislativa è andata in pausa e la discussione e il voto sul progetto sono state rimandate a dopo le elezioni.
Attualmente il Codice Penale canadese vieta l’eutanasia e il Governo era stato accusato dai prolifer di voler aggirare la legge presentandola come un “trattamento medico”.
Anche i medici del Québec erano per l’80% contrari a qualsiasi forma di suicidio assistito. E secondo alcuni sondaggi anche l’atteggiamento della popolazione è cambiato, dopo le notizie provenienti dal Belgio sull’eutanasia per bambini: dal 72% il consenso popolare sulla proposta di legge è sceso al 30%. Certamente il pericolo non è passato: al prossimo Parlamento la proposta verrà ripresentata. Ma i leader dei movimenti pro life e i Vescovi del Québec sono lieti di aver ancora tempo per poter resistere e sensibilizzare l’opinione pubblica e i politici sull’argomento. Isabelle O’Connor dell’associazione Groupe Vivere, che fa volontariato nel campo dell’adozione e delle cure palliative ha detto: “Questa è la più grande battaglia della nostra vita , per il Quebec , per il Canada e per il mondo . ”
di Francesca Romana Poleggi