La Regione Piemonte conferma la sua vocazione pro-life. “Vita nascente” è il nome del progetto lanciato a favore delle madri in attesa in difficoltà. Con un fondo di 400mila euro si andranno ad assegnare contributi finalizzati alla promozione e alla realizzazione di progetti di tutela materno-infantile. «In Piemonte potranno nascere 100 bambini in più, che altrimenti non sarebbero venuti al mondo a causa dei problemi economici delle loro madri», dichiara l’assessore regionale alle Politiche Sociali, Maurizio Marrone, principale artefice del progetto, che mira a «dare finalmente applicazione ad una misura prevista dalla legge nazionale 194 ma fino ad ora mai applicata in Piemonte». Il riferimento è alle misure a prevenzione dell’aborto, previste dalla stessa Legge 194. Come ribadito dall’assessore Marrone a Pro Vita & Famiglia, “Vita nascente” punta anche a garantire una vera libertà di scelta per le donne e le famiglie che vogliono far nascere e crescere un figlio ma che spesso vi rinunciano per le loro ristrettezze economiche.
Assessore Marrone, qual è l’obiettivo di “Vita Nascente”?
«Il nuovo fondo è destinato ai progetti delle associazioni di tutela materno-infantile accreditate presso le ASL proprio per il sostegno a donne incinte in situazioni di vulnerabilità e fragilità sociale. L’obiettivo è consentire a chi dovesse sentirsi sostanzialmente obbligata all’aborto, di poter compiere una vera scelta, quindi una scelta per la vita. È una misura di reale tutela della donna, al di fuori degli slogan ideologici della sinistra abortista».
A tal proposito, come replica alle critiche arrivate da alcuni esponenti di sinistra, che bollano il vostro progetto come «ideologico», «moralista» e, addirittura, «neofascista»?
«Mi sembra che si tratti di critiche limitate alla sinistra più marginale, ovvero a LeU e Sinistra Italiana. In ogni caso, è paradossale che una misura di sostegno sociale che va incontro alle persone più fragili e indigenti, trovi l’opposizione di una sinistra che, quantomeno in un passato lontano, aveva a cuore le istanze sociali e la difesa dei più deboli».
Una misura simile era stata varata una decina d’anni fa dalla Regione Piemonte dalla Giunta Cota ma non fu mai portata a compimento. Ritiene stavolta non vi saranno ostacoli?
«In realtà, la nostra misura è proprio una continuazione di quell’azione. Ai tempi della presidenza Cota, era stato istituito un elenco delle associazioni per l’accreditamento con le ASL. Purtroppo, la fine anticipata e tumultuosa di quella legislatura ha fermato il progetto a quel punto lì, senza arrivare a un effettivo sostegno delle associazioni a livello economico-finanziario. Poi, però, abbiamo ripreso proprio quella delibera di Giunta, per darne attuazione, dopo che, per cinque anni, era rimasta chiusa in un cassetto dalla giunta Chiamparino. Più che una riproposizione, la nostra è una sorta di continuazione e implementazione di quel percorso, iniziato già allora dalla Lega e dall’allora Popolo della Libertà».
Non è la prima volta, che la Giunta Cirio si contraddistingue per misure a favore della vita. Nel 2020, ad esempio, la vostra amministrazione aveva bocciato le linee guida del Ministro Speranza sulla Ru486…
«Sicuramente quel provvedimento è espressione della stessa sensibilità, anche qui molto travisata dalla sinistra. Così come abbiamo impedito che, come previsto dalle linee guida di Speranza, venisse somministrato il farmaco abortivo nei consultori – cosa che avrebbe messo a rischio la salute delle donne – questa misura, al contrario, è a sostegno delle donne. La propaganda che vuole dipingere gli interventi a sostegno della vita come contrari all’autodeterminazione delle donne è quindi una raffigurazione che viene smentita dalla concreta realtà dei fatti».
Anche sul fronte del fine-vita, la Regione Piemonte ha detto la sua, bocciando i referendum dei Radicali sul suicidio assistito. In che modo siete arrivati a questo importante risultato?
«In coda ai quesiti referendari della giustizia, che erano invece supportati dal centrodestra in consiglio regionale, la sinistra aveva inserito anche quello per il suicidio assistito. Devo dire che già allora ci accorgemmo – come poi ha avuto modo di confermare la Corte Costituzionale – che quel quesito era inammissibile da un punto di vista giuridico, oltre che molto discutibile sul piano etico. Anche in quell’occasione il centrodestra piemontese ha mostrato una grande compattezza ribadendo un rifiuto di queste campagne strumentali portate avanti su temi davvero molto delicati e importanti come la vita e la morte».
Tirando le somme, possiamo dire che il Piemonte punta a diventare Regione capofila nelle politiche pro-life a livello nazionale?
«Sicuramente è una nostra ambizione. Ci farebbe molto piacere che le misure che per primi stiamo attuando in Piemonte facessero scuola e venissero seguite anche da altre regioni. Sicuramente essere considerati una sorta di avanguardia e di capofila ci fa molto piacere, visto che il tema della promozione della vita dovrebbe essere assolutamente unificante e, oserei dire, anche trasversale, sebbene alcune frange molto ideologizzate insistano nel ritenere che non sia così».