L’infermiera del pronto soccorso di Voghera si è comportata in modo assolutamente conforme con quanto previsto dai regolamenti: le due ragazze non presentavano segni di emergenza e si è presa cura di loro parlando per renderle coscienti di quanto stavano per fare assumendo una pillola del giorno dopo -cosa che, fino a prova contraria, dovrebbe esser la base di un vero consenso informato.
Purtroppo invece il pensiero dominante impone che tra i nuovi diritti civili vi sia anche la possibilità di gestire un aborto come meglio si crede e senza alcun intralcio. Meglio non sapere. Così la pillola del giorno dopo diviene un qualcosa più simile ad un’aspirina che ad un farmaco che uccide una vita e che ha molte controindicazioni per la donna che l’assume.
A Margherita Ulisse va tutta la nostra solidarietà come quella dell’Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici:
“Mentre si enfatizza nei corsi di aggiornamento del Personale delle ASL il “I care”, “io mi prendo cura di te“, non si esita a sparare a zero, a mettere alla gogna chi concretamente cerca di tradurlo in pratica quando ciò contrasta con l’ideologia di moda!”.
Giorgio Gelsi, dell’Associazione “Ora et Labora in Difesa della Vita”, si rivolge da collega alla Signora Margherita esprimendo la propria assoluta stima e ricordando come si sia comportata in modo professionale:
“Anzitutto, secondo l’articolo 3 del codice deontologico dell’infermiere “La responsabilità dell’infermiere consiste nell’assistere e nel curare una persona” e le due ragazze non erano certamente malate.
In secondo luogo, l’art. 38 precisa che “l’infermiere non attua e non partecipa a interventi finalizzati a provocare la morte, anche se la richiesta proviene dall’assistito”.
Bene ha fatto, quindi, la collega a suggerire alle due ragazze di non assumere un “farmaco” che, oltre ad essere tossico per chi l’assume, (l’uso del Norlevo può provocare nella donna turbe ormonali, problemi alla circolazione, accentuazione di forme trombotiche a livello venoso, disturbi epatici, alterazione del delicato equilibrio che regola il processo ovulatorio con risultati che potrebbero essere rovinosi in eventuali successive gravidanze), può anche causare un aborto, cioè la soppressione di un bambino concepito. Quindi più che farmaco lo chiamerei un vero e proprio “pesticida umano”.
Il Comitato No194, al pari di tutti noi, è a disposizione per seguire la vicenda anche a livello legale.
Redazione