Si intitola “Podofilia”, un “inno all’amore libero”, come viene definito in diverse recensioni. E’ la nuova canzone dei “Cornoltis”, una band che da qualche anno è apparsa sulla scena musicale italiana e che propone canzoni (come emerge esplicitamente in una loro intervista) che si pongono a metà tra l’ironico e il demenziale.
Sebbene all’inizio del testo ci si sforzi di mettere subito le mani avanti, dicendo che “Podofilia” non vuol essere un riferimento alla pedofilia perché “basta una vocale per cambiarti la fedina penale”, tuttavia la canzone sembra presentare una concezione positiva delle “parafilie”.
La normale attrazione per un altro essere vivente, nella sua totalità, viene presentata come noiosa e banale e ci si sforza invece di presentare questa “parafilia”, con riferimenti sessuali espliciti anche attraverso delle immagini flash, come un’autentica goduria.
Insomma un inno al love is love che si autogiustifica da solo senza che siano previsti vincoli morali di sorta e che trova nel godimento la sua piena e unica giustificazione. E’ l’interpretazione che ne danno anche gli utenti in rete che evidentemente considerano tutto questo come una concezione “ludica” della vita ma che a noi non convince, perché l’idea di una libido gioiosa e senza freni rischia di portarci, come sta già accadendo, verso l’accettazione di qualunque forma di devianza sessuale.
E non è escluso che da questa corsa verso il baratro, verso cui ci siamo già avviati, siano risparmiati i bambini. Rimane comunque il fatto che questa canzone ha un titolo fuorviante che, probabilmente, ci si sarebbe potuti risparmiare e adopera un linguaggio grossolano che trasmette al pubblico una concezione animalesca della sessualità (così come la canzone “Gli striscioni degli sposi”) che è il background ideale per giustificare qualunque forma di “parafilia”.