Nonostante le critiche delle Nazioni Unite, il Regno Unito ha emanato un disegno di legge volto a proteggere i minori dalla pornografia online.
Anche altri Stati hanno fatto cenno a interventi analoghi.
All’ONU, David Kaye, “relatore speciale sulla promozione e la protezione del diritto alla libertà di opinione e di espressione”, dice che una legge siffatta violerebbe diritti umani.
Certamente, di fronte al problema della pornografia e della censura si apre il dibattito delicato sul confine tra la libertà di espressione e il diritto/dovere dello Stato di proteggere le categorie più deboli dalla visione di spettacoli in cui la pornografia e la violenza ledono di per sé la libertà e il benessere degli spettatori.
Certamente, lo Stato che rispetti i diritti dell’uomo deve saper contemperare gli interessi in gioco e deve evitari gli abusi e le derive totalitarie, tipo regime cinese (a proposito del quale, però, l‘ONU ha sempre molto poco da ridire. Come mai?)
Il Digital Economy Bill, al vaglio del Parlamento inglese – è già stato approvato dalla House of Commons ed ora è allla House of Lords – affronta una serie di questioni digitali: dal garantire un livello minimo di velocità della banda larga al richiedere ai fornitori commerciali di pornografia su Internet di verificare che gli spettatori siano adulti.
Secondo la proposta, il British Board of Film Classification valuterà la pornografia on line con lo stesso criterio con cui valuta i film e gli spettacoli. I siti con contenuti classificati “VM18” (pornografia hardcore) devono essere bloccati. Chi li vuole vedere si deve registrare.
Il disegno di legge è molto criticato – qualcuno malignamente dice “grufolando” – dai gruppi per le libertà civili. In particolare, si lamenta il fatto che per poter fruire della pornografia si debba essere registrati e di conseguenza si possa essere schedati dal governo. Le associazioni dei genitori invece appoggiano fortemente la proposta.
Nella legge ci sono altri punti in discussione, sulla gestione dei dati personali tra le agenzie governative. Ma la questione della privacy e del trattamento dati personali non ci riguarda , in questa sede.
E’ invece necessario ribadire che la pornografia è un male che reca danno grave e attuale ai singoli e alla società. Si basa sullo sfruttamento sessuale di donne e bambini, istiga alla violenza, soprattutto sulle donne, uccide i rapporti umani, crea dipendenza come la droga. Fa molto male a tutti. Ma ovviamente fa più danno ai soggetti fragili come i bambini e gli adolescenti. Ma fa girare un sacco di soldi: il fatturato dell’industria della pornografia è miliardario. E chi ha soldi, di solito, ha potere, anche in politica.
Una società civile, invece, dovrebbe contrastare la pornografia con qualsiasi mezzo, prima piangere lacrime di coccodrillo per i “femminicidi”...
Redazione
Fonte: CNSnews
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