La lotta alla pornografia comincia ad assumere aspetti concreti in diversi Paesi del mondo.
Dopo i provvedimenti proibizionisti di Russia, Islanda, e Gran Bretagna; dopo le politiche di contrasto al porno attuate da alcune grandi aziende, come per esempio McDonald’s e degli hotel svedesi; e dopo l’iniziativa “città libera dal porno” dell’Australia, anche Israele si appresta a limitare l’accesso alla pornografia in tutto il paese.
Apprendiamo infatti dall’Indipendent che il Comitato ministeriale israeliano per la Legislazione ha approvato all’unanimità il disegno di legge, che obbliga i gestori di Internet a oscurare i siti web per adulti, salvo che l’utente richieda espressamente l’accesso. Insomma, tutti coloro che vogliono accedere alla pornografia on-line devono farne richiesta esplicita. Di default le immagini oscene non si aprono.
Naturalmente il provvedimento, di certo positivo, ha suscitato polemiche: da un lato vi è chi teme che verranno bloccati anche siti con contenuti non pornografici, come quelli legati alla lotta al cancro al seno; dall’altra vi sono coloro che lamentano un’invasione nella privacy nel dover fornire i propri dati per poter visualizzare materiale pornografico. E, in mezzo a chi critica in buona fede, c’è anche chi sostiene l’industria del porno, che fa miliardi in tutto il mondo sulla pelle delle persone, soprattutto donne e bambini.
I sostenitori del disegno di legge – riporta ancora l’Indipendent – hanno detto che il sistema non attua alcuna censura, ma servirà principalmente a tutelare i bambini che ormai navigano su internet quanto e più degli adulti.
Attendiamo gli sviluppi. Intanto già l’aver sollevato l’attenzione su questo tema, giustamente definito “un cancro per la società“, è un segnale positivo.
Redazione
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contro l’inerzia delle autorità di fronte alla mercificazione delle donne e dei bambini