La sindrome post aborto colpisce non solo le madri, ma anche i padri (e altre persone coinvolte).
Un genitore soffre sempre per la perdita di un figlio: anche se questi non ha ancora visto la luce.
Se il lutto viene elaborato serenamente, tutto passa. Se il lutto viene negato (cosa che accade sovente quando l’aborto è volontario) le conseguenze a livello psico-fisico possono essere devastanti, sia per le madri che per i padri.
Chi ne volesse sapere di più può leggere il libro di Antonello Vanni, Lui e l’aborto e potrà rispondere a queste domande: “Perché i maschi di oggi tacciono, o devono tacere, non riuscendo a esprimere una posizione forte sull´aborto? L´incapacità di accogliere la vita nascente è connaturata alla figura maschile o è espressione delle tendenze secolarizzate e abortiste del nostro modello culturale? Quale influenza hanno, nel ricorso maschile e femminile all´interruzione di gravidanza, le critiche condizioni economiche in cui viviamo? La legge 194 ha un effetto diseducativo sui giovani perpetuando nei maschi il disorientamento verso la vita concepita?”
Nel Regno Unito, intanto, l’artista Andrew Foster, che ha perduto 3 figli per aborto spontaneo, ha allestito una mostra dal titolo “Labour for love” per gridare il suo dolore di padre. Vuole correggere l’opinione comune che sembra accorgersi soltanto alla sofferenza della donna.
La mostra era allestita alla Camden Image Gallery, in collaborazione con la Miscarriage Association, raccogliendo oltre 70 dipinti e sculture che non affrontano soltanto la morte. Ma anche l’idea di paternità più tenera, attraverso pensieri e progetti di un papà in dolce attesa.
Fonte: West Info.eu
Redazione